Cultura| Mostre

A Casa Saraceni la mostra “arte al femminile”

Casa Saraceni
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“arte al femminile”
Artiste a Bologna nel Novecento

dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione

Da anni le mostre sulle donne artiste sono di moda. Ma per lo più insistono su alcune figure eccellenti che la critica ha da tempo riscoperto, sia dell’età antica sia dei tempi più vicini a noi. Mai sono state radunate, come in quest’occasione, quasi sessanta opere appartenenti a oltre venti pittrici attive a Bologna nel corso del Novecento, che contribuirono in misura significativa allo sviluppo dell’arte in Emilia e alla vitalità delle Accademie.

Il quadro antico di Elisabetta Sirani

Nel percorso della mostra si incontra un unico quadro antico, esposto in ragione del suo valore doppiamente emblematico, per l’autrice e per il soggetto rappresentato. È stato eseguito da Elisabetta Sirani che vi appose firma e data nel 1664, all’età di 26 anni, un anno prima della morte, e raffigura un’eroina romana dell’età repubblicana, Porzia, moglie di Bruto, che si colpisce più volte alla gamba con il pugnale dando dimostrazione al marito, che le tiene segreta la congiura contro Cesare, sia di impavido coraggio sia della capacità di resistere al dolore controllando le stesse espressioni del volto. Elisabetta Sirani è figlia d’arte, essendosi formata nella bottega del padre Giovanni Andrea Sirani, allievo di Guido Reni, così come Lavinia Fontana nel secolo precedente aveva appreso il mestiere da Prospero Fontana.

Maestri e carriere delle artiste

Nel Novecento le artiste qui rappresentate frequentano liberamente gli istituti pubblici e gli ateliers dei maestri e avviano una carriera autonoma. A seconda della personale sensibilità aderiscono al tradizionalismo dell’Accademia di Belle Arti di Bologna dove insegnano – oltre a Giorgio Morandi, Virgilio Guidi e Augusto Majani – anche Alfredo Protti, Ferruccio Giacomelli e Giovanni Romagnoli all’insegna di un postimpressionismo intimo e raffinato, oppure partecipano con passione alle nuove tendenze dell’Informale e infine alla corrente dell’Ultimo Naturalismo che vede l’ideologo in Francesco Arcangeli.

Dalle Collezioni della Fondazione: Dina Pagan de’ Paganis, Lea Colliva, Lidia Puglioli e Maria Petroni

Attingendo alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, si va dall’indipendente Dina Pagan de’ Paganis, allieva di Domenico Ferri e autrice del Canton dei fiori esposto nel 1943 alla mostra dell’“Associazione Donne artiste e laureate”, a una pittrice come Lea Colliva, sostanzialmente autodidatta per quanto amica di Nino Bertocchi, Corrado Nino Corazza e Ferruccio Giacomelli, la quale nel 1939 fu tra i fondatori della rivista “L’Orto” ed è qui rappresentata da tre dipinti in cui si intravede qualche assonanza con la poetica dell’Informale.

Aderisce invece con convinzione a questa corrente, mostrandosi nel tempo tenacemente fedele, Lidia Puglioli, allieva di Roberto Longhi e inizialmente in bilico tra Accademia e Università, che si unì a Pompilio Mandelli, l’artista più rappresentativo, insieme al “grande lombardo Morlotti”, dell’Ultimo Naturalismo arcangeliano.

Partecipa all’Informale, con delicato sentimento poetico, anche Maria Petroni allieva di Virgilio Guidi, che entrò in sintonia con Vasco Bendini a lungo frequentato a partire dai tempi dell’Accademia. Della pittrice, presente nelle Collezioni d’Arte della Fondazione grazie alla donazione di venti dipinti da parte del nipote Giovanni Barducci, si espongono cinque opere realizzate tra il 1955 e il 1962.

Norma Mascellani, Bianca Rosa Arcangeli, Maria Ogier e Gina Negrini

Attraversa quasi l’intero secolo Norma Mascellani, scomparsa centenaria nel 2009, personalità indipendente benché allieva prediletta di Giorgio Morandi, la cui formazione si svolse tra l’Accademia Regazzi accanto a Luciano Minguzzi e Pompilio Mandelli, il Liceo artistico e infine l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Augusto Majani, Alfredo Protti e Ferruccio Giacomelli. Con le vedute poetiche di San Luca, le brumose ‘Venezie’ e le silenti nature morte, oltre che con i sensibili ritratti, “è entrata di diritto nella storia dell’arte”, come ha affermato Franco Solmi.

Sotto lo pseudonimo di Rosalba si presenta Bianca Rosa Arcangeli, sorella del noto storico e critico d’arte, con un nucleo significativo di opere della sua produzione, ambivalente tra il chiarismo di alcuni paesaggi e dei numerosi acquerelli e le cupe visioni notturne di alberi con riverberi di luce sulle fronde.

Colpiscono inoltre le connotazioni plastiche della produzione di Maria Ogier sensibile al tema religioso, mentre spicca per la vivacità dei colori e per la saturazione decorativa della superficie dipinta, nella tematica naturalista, la tela naïf con l’Eco della giungla di Gina Negrini, artista impegnata socialmente, che fu staffetta partigiana all’età di diciotto anni, poi scrittrice e bibliotecaria dell’Istituto Gramsci.

Letizia Lucchetti e Giulia Mantasia, vincitrici di Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti

Chiudono la mostra due opere di giovani allieve dell’Accademia di Belle Arti, Letizia Lucchetti e Giulia Mantasia vincitrici nell’ambito di Opentour 2022, rispettivamente nella sezione Dipinti e nella sezione Grafica, disegno e illustrazione, di Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti, il riconoscimento ideato dalla Fondazione Zucchelli con il sostegno della Fondazione Carisbo.

Informazioni sulla mostra

“arte al femminile”
Artiste a Bologna nel Novecento
dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione

a cura di Angelo Mazza con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
23 febbraio – 11 giugno 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
festivi ore 10-18
(Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno) ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

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