Al via il progetto pluriennale “Digital humanities” per la digitalizzazione del patrimonio archivistico e documentario della Fondazione Carisbo
Un’iniziativa diretta della Fondazione Carisbo finalizzata a valorizzare e rendere fruibile ai cittadini e alla comunità degli studiosi il patrimonio archivistico e documentario della Fondazione, mediante la progressiva messa in rete di fondi e raccolte particolarmente significativi, allo scopo digitalizzati e corredati da inventari e altri strumenti di ricerca, per accedere alla consultazione con l’attivazione di percorsi tematici e con la possibilità di nuove esperienze di fruizione, in cui ricerca e conservazione si presentano in modo dinamico.
Nell’ambito del vasto patrimonio archivistico e documentario conservato nella biblioteca di San Giorgio in Poggiale, sotto la guida di Pierangelo Bellettini, sono stati individuati i fondi archivistici e le raccolte documentarie più idonei ad essere pubblicati e valorizzati nel progetto di digital library che, in stretta connessione con ulteriori risorse digitali di altri istituti culturali già in rete, consenta di offrire un effettivo contributo di informazioni e di conoscenze al pubblico.
Il progetto Digital humanities è promosso dalla Fondazione Carisbo, con la supervisione della Soprintendenza Archivistica dell’Emilia-Romagna per il riordino e la catalogazione delle opere e dei fondi documentari, e in collaborazione con l’Università di Bologna – Sistema Bibliotecario di Ateneo (SBA) e Digital Humanities Advanced Research Center (DH.ARC) – per la relativa digitalizzazione.
«Con questo progetto vogliamo cogliere le sfide e le potenzialità poste dalla nuova frontiera delle “Digital humanities” – commenta il Presidente della Fondazione, Carlo Monti –, un nuovo approccio interdisciplinare all’eredità culturale in grado di coniugare competenze tecnico-scientifiche e umanistiche, orientato alla moltiplicazione della conoscenza e alla sua diffusione verso un ampio pubblico. Vogliamo infatti rendere accessibile e consultabile per qualsiasi utente un grande archivio specializzato sulla storia e sull’eccellenza bolognese, nelle diverse arti e discipline, contenente inestimabili volumi, unici al mondo».
«ll Consiglio di Amministrazione nel mettere a punto il progetto “Digital humanities” – afferma il Segretario Generale della Fondazione, Alessio Fustini – ha posto ancora una volta al centro le risorse artistiche e culturali in quanto componenti importanti per il rilancio dell’economia accompagnata alla conoscenza, mediante un uso intelligente del digitale per contribuire alla loro piena valorizzazione. Il passo che la Fondazione si accinge a compiere con questo nuovo programma, grazie alla supervisione della Soprintendenza Archivistica e al coinvolgimento dell’Università di Bologna, ha un obiettivo specifico, quello della scoperta a beneficio di tutti del patrimonio storico che possiede la Fondazione, conservato nel tempo per essere messo a disposizione della comunità».
In particolare, i ‘cantieri’ che sono stati individuati in un percorso di attività pluriennale, al via in questa seconda metà del 2019, privilegiano i fondi archivistici e le raccolte documentarie più interessanti e rari fra quelli conservati, come: la Raccolta di mille pubblicazioni bolognesi degli anni 1846-1849, la Raccolta di Francesco Matteuzzi (relativa agli anni 1846-1869), I copioni delle commedie in dialetto bolognese di Alfredo Testoni (1856-1931), Le Carte di Vittorio Puntoni (1859-1926), e la Raccolta Giuseppe Cavalieri di ex libris e biglietti da visita.
«Nella scelta dei fondi sui quali intervenire abbiamo voluto privilegiare – racconta Pierangelo Bellettini, curatore del progetto – quelli che più di altri consentissero un approfondimento su personaggi e momenti salienti della storia e della cultura di Bologna (fondi Alfredo Testoni e Vittorio Puntoni), una puntualizzazione inedita sulla storia del collezionismo emiliano-romagnolo fra fine Ottocento e inizio Novecento (raccolta Giuseppe Cavalieri), e una rivisitazione del contesto storico in cui nacque a Bologna, nella prima metà dell’Ottocento, la Cassa di Risparmio da cui trae origine l’attuale Fondazione Carisbo (Raccolta di mille pubblicazioni bolognesi degli anni 1846-1848 e Collezione Francesco Matteuzzi), con la certezza di contribuire in questo modo a far fare un concreto passo avanti alle nostre conoscenze».
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