A Casa Saraceni la mostra “Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale”

A Casa Saraceni la mostra promossa in collaborazione con il Comitato per le Celebrazioni nel 25° anniversario della morte del Senatore Amintore Fanfani

Inaugura venerdì 10 maggio alle ore 17, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione, la mostra promossa in collaborazione con il Comitato per le Celebrazioni nel 25° anniversario della morte del Senatore Amintore Fanfani.

Intervengono:

Patrizia Pasini
Presidente Fondazione Carisbo

Pier Ferdinando Casini
Senatore della Repubblica


Saranno inoltre presenti:

Massimo Bugani
Assessore all’Innovazione Digitale Comune di Bologna

Fiorenzo Silvestri
Studioso d’arte e collezionista

Franco Ciavattini
Presidente associazione Kairos

Liletta Fornasari 
Curatrice della mostra

Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 1908 – Roma, 1999)

Nel 1987 Carlo Ludovico Ragghianti, a proposito di Amintore Fanfani pittore, scrisse che costui dimostrava una vocazione sincera e che lavorava con convinzione e con coerenza. Ragghianti aveva conosciuto Fanfani quando ancora era molto giovane e, tracciandone in modo mirabile il profilo dell’artista, sottolineò come la “sua bene nota perspicacia” non gli consentisse “di prendere per oro colato apprezzamenti ed elogi”. Non essere oggi condizionati da eventuali forme di ossequio dettato dai ruoli istituzionali che Fanfani ha ricoperto, ma al contrario essere liberi di fare una lettura distaccata nella consapevolezza del valore della sua personalità, permette di esaminare il suo operato artistico alla luce della sua reale capacità.

È inevitabile verificare come il comune denominatore delle numerose fasi, che la sua arte ha attraversato, sia sempre stato il desiderio di sperimentare, creando uno stile eclettico e mutevole fondato sulla continua evoluzione delle sue ricerche. Partendo dall’uomo di cultura, che ha sempre dimostrato di essere, Fanfani non è stato un artista dilettante e non dipingeva per hobby, ma per l’esigenza di “fare qualcosa di necessario”. La caratteristica fondamentale dei suoi dipinti è quella di essere in ogni caso espressione di un’indagine interiore, che porta alla contemplazione del reale in immagini “aderenti” all’oggettività.

Affrontata con serio rigore, la pittura per Fanfani, che ha sempre distinto in se stesso l’artista dal politico, è il risultato di una ricerca iniziata da ragazzo in ambiente familiare. Dal figurativo iniziale all’astrazione degli ultimi anni, attraversando la fase dello spazialismo per arrivare alle prove definibili evocative e molto prossime al simbolismo. In quest’ultime, a partire dagli anni Settanta egli si avvale di simboli surreali attinti da un inconscio remoto e “bloccati nel loro attimo sorgivo”.

Grazie alla disponibilità di Fiorenzo Silvestri, cultore d’arte e appassionato collezionista di opere fanfaniane, e della famiglia Fanfani, è stato possibile creare un percorso dagli esordi fino agli anni Novanta, evidenziando tappe fondamentali, come il soggiorno a New York nel 1965.

A questa esperienza seguirono nuove sperimentazioni che hanno avuto seguito anche negli anni successivi. New York provocò nel pensiero e nella formulazione artistica di Fanfani la percezione di una “forma pura”, che poi non ha più abbandonato.

Fanfani è stato protagonista di mostre importanti tra il 1970 e il 1975 (Firenze, presso la Galleria Gradiva e Galleria Michaud, Roma presso Editalia, Beirut, Livorno e Firenze di nuovo presso la Galleria Pananti). Dopo il 1977 molte altre furono le mostre personali, dal Petit Palais di Ginevra, alla Galerie GZ di Berlino, alla Stadtgalerie di Vienna, a Lubiana, dove partecipa alla XII Biennale d’Arte Grafica, alla Galleria Il Traghetto di Venezia, a Caracas presso il Museo di Arte Moderna e a Los Angeles nel 1981 presso la Gregg Juarez Gallery.

In occasione del 750° anniversario della morte di San Francesco prese parte alla celebre collettiva organizzata ad Assisi. Numerose furono anche le mostre collettive che lo videro coinvolto, anche all’estero. A partire dal 1975 per Fanfani ebbe inizio una fase diversa, dovuta ad un nuovo soggiorno in Estremo Oriente, tra Cina e Giappone, che ha lasciato segni importanti nei suoi dipinti.

Liletta Fornasari
Curatrice della mostra

Informazioni sulla mostra

Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale

A cura di Liletta Fornasari

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
10 maggio 2024 ore 17

Periodo di apertura
11 maggio – 16 giugno 2024

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica e festivi ore 10-18
Lunedì chiuso

Aperture straordinarie
Sabato 18 maggio in occasione della Notte Europea dei Musei, ore 10-24

Ingresso libero

Prorogata a Casa Saraceni la mostra “Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte”

In occasione delle festività pasquali mostra aperta con orario continuato 10-18

Prorogata fino al 1° maggio, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo, la mostra che trae origine dalla generosa donazione di 24 dipinti e 45 incisioni di Francesco Giuliari da parte della moglie Laura Coppi Giuliari.

A distanza di oltre un anno dalla mostra Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare” promossa dalla Fondazione nel 2022, questa che segue – Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte –, completa il progetto espositivo su una donazione motivata dai forti legami dell’artista con la città di Bologna, dove questi ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-76. Al catalogo a stampa sul complesso della donazione si aggiunge ora un secondo catalogo che documenta l’intera produzione incisoria dell’artista.

La mostra Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

Francesco Giuliari si dedicò alla pittura e all’incisione. Artista colto e riflessivo, dialoga con il passato e attualizza modelli della tradizione. La grande tela dal titolo Natura morta con rivisitazione, da tempo esposta in una vetrina del portico di Casa Saraceni, colpisce per la moderna interpretazione della celebre Visitazione di Jacopo Pontormo, testo emblematico del Manierismo cinquecentesco. Il forte impatto iconico, la brillantezza dei colori, la nitida spazialità geometrica e la gestualità sospesa esercitano sul passante un’attrazione suggestiva, trattenendone lo sguardo.

Il corpus delle sue acqueforti si compone di poco più di centocinquanta opere eseguite nell’arco di tre decenni, dal 1975 al 2004. A queste si aggiunge una produzione ‘minore’ composta da ex libris, biglietti augurali e altri lavori d’occasione.

Le prime acqueforti presentano vedute di paese poeticamente silenziose e disabitate, regolate da un occhio prospettico che, nelle privilegiate visioni dei corsi di fiumi e delle superfici d’acqua, insiste sugli esiti del rispecchiamento e delle immagini doppie. In altre invece il sentimento della natura si sofferma sugli effetti luminosi dei tetti innevati, geometricamente ordinati. Il segno si infittisce in densi chiaroscuri, a volte con rinvii morandiani che modulano magistralmente la luce, dal bagliore alle ombre fonde.

Alla visione lirica e semplificata della natura succedono, a partire dal 1978-80, invenzioni più complesse in cui prendono il sopravvento vedute di interni con descrizioni analitiche di oggetti ordinati entro scaffali. In quelle griglie si incasellano, quasi ossessivamente, orologi, libri, chiavi, specchi, carte, animali in miniatura, scatole, giochi d’infanzia e altri oggetti di valenza simbolica dal suggestivo potere evocativo, alla cui decifrazione concorrono le iscrizioni; segno di una cultura letteraria e storico-artistica alquanto vasta.

Nello stesso tempo, così come nella pittura, la figura diviene protagonista. Il segno impeccabile dà luogo a serie memorabili, come quelle dedicate alle vedute di Verona o ai luoghi caratteristici di Bologna dietro un proscenio di oggetti allineati, oppure quella delle Professioni dove il protagonista è immerso tra allegorie e simboli di enigmatica interpretazione.

Francesco Giuliari (Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona nel 1929. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti ‘Cignaroli’ dove insegna per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona condotta sotto la guida del professor Pier Giovanni Castagnoli. È un periodo felice, durante il quale mette a punto il linguaggio che caratterizza il suo stile pittorico. Estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge ritratti e nature morte, disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

A cura di Angelo Mazza
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
20 dicembre 2023 – 1 maggio 2024 (termine prorogato)

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica ore 10-18
Festivi (Pasqua 31 marzo, Pasquetta 1 aprile, 25 aprile e 1 maggio 2024) ore 10-18
Lunedì chiuso

Ingresso libero

Figure in terracotta del presepio bolognese (secoli XVIII-XIX)

In occasione delle festività natalizie viene esposta in una delle vetrine di Casa Saraceni, affacciate sotto il portico di via Farini 15, una raccolta di statuette da presepio dei secoli XVIII-XIX, acquisite nel 2007 sul mercato antiquario dalla Fondazione che ne ha così scongiurato lo smembramento e la dispersione.

Le statuette, parte di un nucleo di settanta figure dei secoli XVIII-XIX, provengono da collezioni storiche bolognesi, in particolare da quelle della famiglia Baiesi e della famiglia Zacchia-Rondinini. In origine davano vita a diversi presepi, come indicano la varietà delle dimensioni, le differenti tecniche esecutive e l’oscillante profilo qualitativo.

Agli inizi del Novecento furono oggetto degli interventi critici pionieristici di Francesco Malaguzzi Valeri. Realizzate in terracotta da artisti bolognesi tra Settecento e Ottocento, sono rivestite da vivace e brillante policromia. Si sa che a questo genere di produzione, apparentemente minore, si applicarono anche importanti scultori e plasticatori, quali Giuseppe Maria Mazza, Angelo Piò e il figlio Domenico, Filippo Scandellari e Giacomo De Maria. A quest’ultimo, allievo di Antonio Canova a Roma, spetta la figura della Madonna posta di profilo che attira a sé il Bambino benedicente avvolgendolo circolarmente con le braccia.

Tra le caratteristiche presenze popolari del presepio conservato nelle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione – tra cui pastori, artigiani, contadini, massaie, angeli e zampognari, ma anche animali da cortile e bestie da soma – sono riconoscibili figure peculiari della tradizione bolognese, come il “dormiglione”.

L’esposizione temporanea delle statuette rimette straordinariamente in circolo un genere artistico nel quale si combinano brillantezze cromatiche, esotismi orientali ed eleganze settecentesche. Vi trovano inoltre rappresentazione i mestieri scomparsi dell’antico mondo contadino e pastorale, portati alla ribalta con inesauribile fantasia.

A Casa Saraceni la mostra “Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte”

A Casa Saraceni la nuova mostra nata dalla donazione alla Fondazione Carisbo di 24 dipinti e 45 incisioni da parte di Laura Coppi Giuliari

Aperta al pubblico dal 20 dicembre, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15, Bologna), la nuova mostra che trae origine dalla generosa donazione alla Fondazione di 24 dipinti e 45 incisioni di Francesco Giuliari da parte della moglie Laura Coppi Giuliari.

A distanza di oltre un anno dalla mostra Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare” promossa dalla Fondazione nel 2022, questa che inaugura – Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte –, completa il progetto espositivo su una donazione motivata dai forti legami dell’artista con la città di Bologna, dove questi ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-76. Al catalogo a stampa sul complesso della donazione si aggiunge ora un secondo catalogo che documenta l’intera produzione incisoria dell’artista.

La mostra Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

Francesco Giuliari si dedicò alla pittura e all’incisione. Artista colto e riflessivo, dialoga con il passato e attualizza modelli della tradizione. La grande tela dal titolo Natura morta con rivisitazione, da tempo esposta in una vetrina del portico di Casa Saraceni, colpisce per la moderna interpretazione della celebre Visitazione di Jacopo Pontormo, testo emblematico del Manierismo cinquecentesco. Il forte impatto iconico, la brillantezza dei colori, la nitida spazialità geometrica e la gestualità sospesa esercitano sul passante un’attrazione suggestiva, trattenendone lo sguardo.

Il corpus delle sue acqueforti si compone di poco più di centocinquanta opere eseguite nell’arco di tre decenni, dal 1975 al 2004. A queste si aggiunge una produzione ‘minore’ composta da ex libris, biglietti augurali e altri lavori d’occasione.

Le prime acqueforti presentano vedute di paese poeticamente silenziose e disabitate, regolate da un occhio prospettico che, nelle privilegiate visioni dei corsi di fiumi e delle superfici d’acqua, insiste sugli esiti del rispecchiamento e delle immagini doppie. In altre invece il sentimento della natura si sofferma sugli effetti luminosi dei tetti innevati, geometricamente ordinati. Il segno si infittisce in densi chiaroscuri, a volte con rinvii morandiani che modulano magistralmente la luce, dal bagliore alle ombre fonde.

Alla visione lirica e semplificata della natura succedono, a partire dal 1978-80, invenzioni più complesse in cui prendono il sopravvento vedute di interni con descrizioni analitiche di oggetti ordinati entro scaffali. In quelle griglie si incasellano, quasi ossessivamente, orologi, libri, chiavi, specchi, carte, animali in miniatura, scatole, giochi d’infanzia e altri oggetti di valenza simbolica dal suggestivo potere evocativo, alla cui decifrazione concorrono le iscrizioni; segno di una cultura letteraria e storico-artistica alquanto vasta.

Nello stesso tempo, così come nella pittura, la figura diviene protagonista. Il segno impeccabile dà luogo a serie memorabili, come quelle dedicate alle vedute di Verona o ai luoghi caratteristici di Bologna dietro un proscenio di oggetti allineati, oppure quella delle Professioni dove il protagonista è immerso tra allegorie e simboli di enigmatica interpretazione.

Francesco Giuliari (Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona nel 1929. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti ‘Cignaroli’ dove insegna per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona condotta sotto la guida del professor Pier Giovanni Castagnoli. È un periodo felice, durante il quale mette a punto il linguaggio che caratterizza il suo stile pittorico. Estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge ritratti e nature morte, disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

A cura di Angelo Mazza
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
20 dicembre 2023 ore 15

Periodo di apertura
20 dicembre 2023 – 1 aprile 2024

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica ore 10-18
Festivi (25, 26 dicembre 2023; 1, 6 gennaio, 31 marzo, 1 aprile 2024) ore 10-18
Lunedì chiuso

Aperture straordinarie nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di ARTEFIERA
1, 2 e 4 febbraio ore 10-19
3 febbraio ART CITY White Night ore 10-23

Ingresso libero

Prorogata fino all’8 dicembre a Casa Saraceni la mostra “Berlin Funfair” di Heinrich Zille per Foto/Industria 2023

Foto/Industria 2023

Si svolge a Bologna dal 18 ottobre al 26 novembre (termine prorogato all’8 dicembre) la sesta edizione di Foto/Industria, l’unica biennale al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro, promossa da Fondazione MAST sotto la direzione artistica di Francesco Zanot.

L’industria del gioco, GAME, è il tema del percorso fotografico di quest’anno ed è declinato in dodici mostre, di cui undici personali e una collettiva, allestite al MAST, con le opere di grande formato dell’artista Andreas Gursky, e in 10 sedi del centro storico.

Fondazione Carisbo ospita a Casa Saraceni la mostra dedicata a Heinrich Zille (Germania, 1858-1929) “Berlin funfair”, a cura di Katia Reich e Francesco Zanot, organizzata in collaborazione con Berlinische Galerie – Landesmuseum für Moderne Kunst, Fotografie und Architektur.

“Berlin funfair”

Divertenti, allegre e folli: le fiere berlinesi degli anni intorno al 1900 assicuravano intrattenimento agli abitanti di una città in rapida espansione e industrializzazione, offrendo una possibilità di svago dalla realtà di un lavoro estenuante e spesso ripetitivo. Heinrich Zille (1858-1929), molto noto come illustratore e grafico, scatta le sue fotografie nel cuore di questa ridda di contrasti: le giostre sfavillanti di luci e di colori, le insegne vistose, le facciate dei teatri piene di manifesti, l’immondizia, le vetture dei giostrai fuori dal perimetro della fiera. Solo nel 1966, 37 anni dopo la sua morte, viene scoperta nel suo vecchio appartamento di Berlino-Charlottenburg la sua straordinaria collezione di stampe d’epoca e negativi su vetro, e la sua opera fotografica, fino a quel momento del tutto sconosciuta, ha cominciato a ricevere attenzione in tutto il mondo. Nel 1988-1989 il celebre fotografo tedesco Michael Schmidt realizza gli ingrandimenti di quei negativi, esposti in questa occasione.

Heinrich Zille

Heinrich Zille (1858-1929) nasce a Radeburg, vicino a Dresda, Germania. Nel 1867 si trasferisce con la famiglia a Berlino e comincia un apprendistato come litografo. Al volgere del secolo ritrae la vita quotidiana dei berlinesi, realizzando disegni e caricature molto popolari che oggi sono considerate documenti di valore storico, culturale e sociale. Nel 1903 partecipa alla Secessione Berlinese e fino al 1907 lavora per la Photographische Gesellschaft, dove ha modo di utilizzare le macchine fotografiche e le attrezzature di laboratorio dell’azienda. Nel 1966, cioè 37 anni dopo la sua morte, viene scoperta nel suo vecchio appartamento di Berlino una collezione di stampe d’epoca e negativi su vetro: la sua opera fotografica, fino a quel momento sconosciuta, ottiene riconoscimento anche a livello internazionale. Importante da questo punto di vista è la compilazione del catalogo delle sue fotografie, realizzata nel 1993 da Enno Kaufhold, a cui è seguita la mostra itinerante “Heinrich Zille: Photograph der Moderne”.

Informazioni sulla mostra

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
18 ottobre – 26 novembre 2023 (termine prorogato all’8 dicembre 2023)

Orari di apertura
martedì-domenica, ore 10.00-19.00;
lunedì chiuso.

Ingresso libero previo ritiro gratuito del badge, tutte le info sul sito di Foto/Industria

Cerimonia di premiazione del XIX concorso Premi di narrativa italiana inedita Arcangela Todaro-Faranda

Si terrà venerdì 29 settembre dalle ore 17 presso la Sala Assemblee di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15), la cerimonia di premiazione del XIX concorso Premi triennali di narrativa italiana inedita Arcangela Todaro-Faranda, a ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.

La cerimonia sarà presieduta da Maila Quaglia, Consigliere di Amministrazione della Fondazione Carisbo e della Fondazione Arcangela Todaro-Faranda. Durante l’incontro la Commissione Giudicatrice – composta da Alberto Bertoni (Presidente della Commissione, Professore di Letteratura italiana contemporanea e Poesia del Novecento all’Università di Bologna, autore e critico letterario), Roberto Carnero (autore, critico letterario ed editorialista per diverse testate, tra cui “Avvenire”, “Il Piccolo” e “Famiglia Cristiana”) e Simona Vinci (scrittrice, collaboratrice per vari quotidiani nazionali, autrice e conduttrice per la radio e la televisione) – darà lettura della Relazione finale e presenterà i volumi premiati nelle due sezioni del Concorso (Romanzo e Racconti), pubblicati dalla casa editrice Pàtron di Bologna.

A tutti i partecipanti alla cerimonia verrà fatto omaggio di entrambe le opere premiate.

Tra le 184 opere partecipanti alla XIX edizione del Premio provenienti da 19 regioni italiane, selezionate le cinquine finaliste, le opere ritenute vincitrici dalla Commissione sono risultate:

Nella sezione Romanzo, Assopirsi di Giacomo Cortesi. Classe 1989, già allievo del Liceo delle Scienze Umane “G. B. Morgagni” di Forlì, ha frequentato i corsi della Facoltà di Storia dell’Università di Bologna. Da sempre affascinato dalla magia della parola, pratica la scrittura per assaporare una vita che non potrebbe essere senza racconti, senza storie, senza l’alchimia del senso espresso a frasi e punteggiatura.

“Per la rilevante ripartizione strutturale e la forte consistenza testuale con cui l’Autore ha organizzato il proprio lavoro, il quale risulta coeso e positivo soprattutto per il ritmo polifonico che riesce a creare durante la lettura; l’Autore è inoltre in grado di ricreare con notevole capacità il rapporto tra pensieri, parole pronunciate e realtà narrata, rendendo così la propria opera una rarità certo interessante nell’orizzonte del romanzo contemporaneo”.

Nella sezione Racconti, Notturno bolognese di Cristiano Biondo. Classe 1972, vive a Bologna e insegna italiano e storia nelle scuole serali. Appassionato lettore di scrittori italiani poco celebrati, alterna la pratica della scrittura a quella della musica. È autore della raccolta di racconti Bestiario Fantastico Bolognese (Giraldi), e nel 2021 ha vinto il premio nazionale di narrativa “Renée Reggiani” con il romanzo Sognando Causio (BookRoad).

“Ad assoluta unanimità della Commissione, in quanto e nella sua opera riesce con talento a umanizzare originalmente la città di Bologna (sulla scia illustri modelli quali Tondelli e Brizzi, ma anche Pascoli e Guccini), peraltro offrendone un ragguardevole spaccato sulla forma di esistenza vista dal basso, anche generazionale, di una città non più folclorica ma realmente abitata, giocata a pieno sul frattalico rapporto tra periferia e centro.”

Dal 7 al 14 ottobre “è cultura!” La nuova manifestazione diffusa in tutta Italia promossa da ABI e Acri

Per dialogare con territori, società civile e persone di ogni età mettendo al centro la cultura, è cultura! fonde due esperienze di successo: Invito a Palazzo e Festival della Cultura creativa.

Dal 7 al 14 ottobre è cultura! è la nuova manifestazione diffusa in tutta Italia e aperta a tutti, promossa da ABI (Associazione Bancaria Italiana) e ACRI (Associazione delle Fondazioni e di Casse di Risparmio) con la collaborazione di FEDuF (Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio).

All’iniziativa, con il patrocinio della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, partecipano la Banca d’Italia e l’IVASS. Sono partner 17 banche e 25 fondazioni di origine bancaria, tra cui la nostra. 

E dunque, da sabato 7 a sabato 14 ottobre 2023, nel mese dell’educazione finanziaria, oltre all’apertura di tante sedi storiche e moderne, sono in calendario appuntamenti speciali e conferenze, inclusi laboratori per le scuole, per un percorso di scoperte che collega tutta Italia, da nord a sud, offrendo molteplici occasioni di incontro e conoscenza.

Le banche e le fondazioni sono da sempre operatori culturali, grazie alla vicinanza ai territori, al legame con le imprese e le famiglie, all’opportunità di cogliere le migliori energie.

è cultura! è una occasione per far scoprire anche la bellezza più inaspettata, aprendo al pubblico in via straordinaria le sedi di banche, fondazioni e organizzando anche incontri su eccellenze e talenti ancora da scoprire, insieme alle tante tradizioni che rendono unico il nostro Paese.

Scopri tutte le date in programma visitando il sito https://eculturadavivere.it/

Apertura straordinaria di Palazzo Saraceni con visite guidate il 7 e 14 ottobre

Sabato 7 e sabato 14 ottobre, alle ore 10.30 e alle ore 15, la nostra sede di Palazzo Saraceni aprirà al pubblico con visite guidate (senza prenotazione) a cura del Dott. Angelo Mazza, Conservatore delle Raccolte d’Arte e di Storia della Fondazione.

Ritenuto uno degli edifici più interessanti del Rinascimento tra XV e XVI secolo, Palazzo Saraceni testimonia nel disegno della facciata l’incontro della tradizione bolognese con le novità architettoniche provenienti da Firenze. Risalta la ricca decorazione in terracotta che si alterna all’arenaria dei capitelli del portico. Dimora di Antonio Saraceni agli inizi del ‘500, vide tra i suoi ospiti illustri due ambasciatori veneti al seguito di papa Giulio II. Passato nel 1930 alla Cassa di Risparmio in Bologna, fu internamente restaurato e arredato nell’adeguamento al gusto neorinascimentale. Lo scalone è decorato a “grottesche” da Roberto Franzoni, autore anche dei riquadri allegorici nel salone d’onore al piano nobile. Le sale ospitano dipinti del Sei e del Settecento bolognese appartenenti alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione. Spicca, entro finissime cornici, la serie delle tempere settecentesche con paesaggi eseguite dal paesista Vincenzo Martinelli e dal figurista Nicola Bertuzzi, un tempo nella villa “La Sampiera” sui colli bolognesi.

A Casa Saraceni la mostra “Crogiolo” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna per Opentour 2023

Crogiolo

Casa Saraceni ospita per Opentour 2023 alcuni studenti del Biennio Arti Visive – Pittura del Prof. Luca Caccioni e del Prof. Massimo Pulini

Carlotta Amanzi, Alessandro Aprile, Samuele Bartolini, Sisay Bozzola, Filippo Bolognini, Lucia Chiancone, Angelica Diacci, Daniele Latini, Francesco Levoni, Marco Mandorlini, Aleksandr Vladimirovich Nuss, Anna Orlandini, Martina Pozzobon, Uriel Schmid Téllez, Marco Sisto, Jonathan Soliman Awadalla, Ludovico Tartarotti, Gaia Terranova

L’idea di Crogiolo evoca un intruglio ribollente, un insieme eterogeneo di componenti organiche, erbe officinali e particelle di animali, ricette misteriose, pozioni magiche, che streghette vivaci e alchimisti barbuti creano per cambiare il corso delle cose ed aprire al cambiamento.

Ecco, l’artista è un po’ così: pieno di idee, che a volte mette in pratica, a volte no, lasciandole fluttuare e intravvedere.

E comunque, sempre, e soprattutto quando è giovane, quando ancora è forte il senso aurorale della scoperta, crea instancabilmente con un irresistibile senso di necessità e vede il mondo con occhi nuovi e così – diverso dal solito – ce lo presenta.

Questa mostra, che costituisce il risultato di un anno di lavoro degli studenti nell’Accademia di Belle Arti di Bologna, si presenta come un crogiolo di pratiche diverse, pensieri, idee ed esperienze maturate nel confronto tra gli studenti e tra loro e i professori.

Opentour 2023 – Art is coming out

Dal 20 al 25 giugno, l’Accademia di Belle Arti di Bologna presenta la nona edizione di Opentour, curata, per il secondo anno consecutivo, da Carmen Lorenzetti e Giuseppe Lufrano.

Martedì 20 giugno dalle ore 10.00 alle 18.30 si aprono le porte della storica istituzione bolognese con Openshow, poliedrica fucina della creatività che si articola in un ampio percorso espositivo con opere di oltre 400 studentesse e studenti dei Dipartimenti di Arti Visive e di Progettazione e arti applicate, visite guidate e progetti curatoriali a cura del Dipartimento di Comunicazione e didattica dell’arte.

Oltre le sue antiche mura, giovedì 22 giugno dalle ore 15.00 alle 23.00 tra le strade e le piazze della città, inaugura il grande evento diffuso Giovani talenti in galleria, organizzato dall’Accademia di Belle Arti con la collaborazione dell’Associazione Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea Confcommercio Ascom Bologna: 28 tra gallerie e spazi privati, ognuno dei quali proporrà una mostra specifica: protagoniste assolute, le opere di studentesse e studenti dei corsi biennali specialistici e dell’ultimo anno dei corsi triennali.

>>> mappa online

>>> programma completo

Opentour fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti

Sabato 24 giugno alle ore 18.30, all’interno della Corte del Terribilia dell’Accademia di Belle Arti, verrà assegnato Art Up 2023 | Premio della Critica, dei Collezionisti, degli Artisti e della Grafica/Illustrazione, ideato nel 2018 da Fondazione Zucchelli e realizzato con il sostegno economico di Banca di Bologna, di Fondazione Carisbo e della Collezione Falconi Leidi.

La giuria presieduta da Lorenzo Balbi, Direttore Artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, avrà il compito di vagliare i lavori di arte contemporanea in concorso esposti in città e di assegnare quattro distinti premi. Le opere vincitrici saranno acquisite nelle importanti collezioni dei finanziatori.

Crogiolo

Informazioni sulla mostra

a cura di Carmen Lorenzetti e Giuseppe Lufrano
con la collaborazione di Cecilia Mascia

promossa da
Fondazione Carisbo
Accademia di Belle Arti di Bologna

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
giovedì 22 giugno ore 15-23

Periodo di apertura
Dal 23 giugno al 30 luglio 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

A Casa Saraceni la mostra “arte al femminile”

“arte al femminile”
Artiste a Bologna nel Novecento

dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione

Da anni le mostre sulle donne artiste sono di moda. Ma per lo più insistono su alcune figure eccellenti che la critica ha da tempo riscoperto, sia dell’età antica sia dei tempi più vicini a noi. Mai sono state radunate, come in quest’occasione, quasi sessanta opere appartenenti a oltre venti pittrici attive a Bologna nel corso del Novecento, che contribuirono in misura significativa allo sviluppo dell’arte in Emilia e alla vitalità delle Accademie.

Il quadro antico di Elisabetta Sirani

Nel percorso della mostra si incontra un unico quadro antico, esposto in ragione del suo valore doppiamente emblematico, per l’autrice e per il soggetto rappresentato. È stato eseguito da Elisabetta Sirani che vi appose firma e data nel 1664, all’età di 26 anni, un anno prima della morte, e raffigura un’eroina romana dell’età repubblicana, Porzia, moglie di Bruto, che si colpisce più volte alla gamba con il pugnale dando dimostrazione al marito, che le tiene segreta la congiura contro Cesare, sia di impavido coraggio sia della capacità di resistere al dolore controllando le stesse espressioni del volto. Elisabetta Sirani è figlia d’arte, essendosi formata nella bottega del padre Giovanni Andrea Sirani, allievo di Guido Reni, così come Lavinia Fontana nel secolo precedente aveva appreso il mestiere da Prospero Fontana.

Maestri e carriere delle artiste

Nel Novecento le artiste qui rappresentate frequentano liberamente gli istituti pubblici e gli ateliers dei maestri e avviano una carriera autonoma. A seconda della personale sensibilità aderiscono al tradizionalismo dell’Accademia di Belle Arti di Bologna dove insegnano – oltre a Giorgio Morandi, Virgilio Guidi e Augusto Majani – anche Alfredo Protti, Ferruccio Giacomelli e Giovanni Romagnoli all’insegna di un postimpressionismo intimo e raffinato, oppure partecipano con passione alle nuove tendenze dell’Informale e infine alla corrente dell’Ultimo Naturalismo che vede l’ideologo in Francesco Arcangeli.

Dalle Collezioni della Fondazione: Dina Pagan de’ Paganis, Lea Colliva, Lidia Puglioli e Maria Petroni

Attingendo alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, si va dall’indipendente Dina Pagan de’ Paganis, allieva di Domenico Ferri e autrice del Canton dei fiori esposto nel 1943 alla mostra dell’“Associazione Donne artiste e laureate”, a una pittrice come Lea Colliva, sostanzialmente autodidatta per quanto amica di Nino Bertocchi, Corrado Nino Corazza e Ferruccio Giacomelli, la quale nel 1939 fu tra i fondatori della rivista “L’Orto” ed è qui rappresentata da tre dipinti in cui si intravede qualche assonanza con la poetica dell’Informale.

Aderisce invece con convinzione a questa corrente, mostrandosi nel tempo tenacemente fedele, Lidia Puglioli, allieva di Roberto Longhi e inizialmente in bilico tra Accademia e Università, che si unì a Pompilio Mandelli, l’artista più rappresentativo, insieme al “grande lombardo Morlotti”, dell’Ultimo Naturalismo arcangeliano.

Partecipa all’Informale, con delicato sentimento poetico, anche Maria Petroni allieva di Virgilio Guidi, che entrò in sintonia con Vasco Bendini a lungo frequentato a partire dai tempi dell’Accademia. Della pittrice, presente nelle Collezioni d’Arte della Fondazione grazie alla donazione di venti dipinti da parte del nipote Giovanni Barducci, si espongono cinque opere realizzate tra il 1955 e il 1962.

Norma Mascellani, Bianca Rosa Arcangeli, Maria Ogier e Gina Negrini

Attraversa quasi l’intero secolo Norma Mascellani, scomparsa centenaria nel 2009, personalità indipendente benché allieva prediletta di Giorgio Morandi, la cui formazione si svolse tra l’Accademia Regazzi accanto a Luciano Minguzzi e Pompilio Mandelli, il Liceo artistico e infine l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Augusto Majani, Alfredo Protti e Ferruccio Giacomelli. Con le vedute poetiche di San Luca, le brumose ‘Venezie’ e le silenti nature morte, oltre che con i sensibili ritratti, “è entrata di diritto nella storia dell’arte”, come ha affermato Franco Solmi.

Sotto lo pseudonimo di Rosalba si presenta Bianca Rosa Arcangeli, sorella del noto storico e critico d’arte, con un nucleo significativo di opere della sua produzione, ambivalente tra il chiarismo di alcuni paesaggi e dei numerosi acquerelli e le cupe visioni notturne di alberi con riverberi di luce sulle fronde.

Colpiscono inoltre le connotazioni plastiche della produzione di Maria Ogier sensibile al tema religioso, mentre spicca per la vivacità dei colori e per la saturazione decorativa della superficie dipinta, nella tematica naturalista, la tela naïf con l’Eco della giungla di Gina Negrini, artista impegnata socialmente, che fu staffetta partigiana all’età di diciotto anni, poi scrittrice e bibliotecaria dell’Istituto Gramsci.

Letizia Lucchetti e Giulia Mantasia, vincitrici di Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti

Chiudono la mostra due opere di giovani allieve dell’Accademia di Belle Arti, Letizia Lucchetti e Giulia Mantasia vincitrici nell’ambito di Opentour 2022, rispettivamente nella sezione Dipinti e nella sezione Grafica, disegno e illustrazione, di Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti, il riconoscimento ideato dalla Fondazione Zucchelli con il sostegno della Fondazione Carisbo.

Informazioni sulla mostra

“arte al femminile”
Artiste a Bologna nel Novecento
dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione

a cura di Angelo Mazza con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
23 febbraio – 11 giugno 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
festivi ore 10-18
(Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno) ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Dal 20 dicembre 2022 a Casa Saraceni riapre al pubblico la mostra “Settanta opere di Ugo Guidi”. La donazione Barbara Buldrini

Dal 20 dicembre 2022 fino al 5 febbraio 2023 riapre al pubblico la mostra che prende origine dalla donazione di settanta opere di Ugo Guidi, tutte esposte nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo, da parte di Barbara Buldrini, nipote dell’artista.

Donazione avvenuta nel 2021 e composta da dipinti ad olio, sculture, fusioni in bronzo, pastelli, acquerelli, chine acquerellate e incisioni che documentano l’intero arco produttivo di Ugo Guidi, dal 1940 (Bambinetta seduta, olio su tavola) al 2003 (Nudino seduto, gessetto su carta).

Aperture straordinarie per ART CITY Bologna 2023

Sabato 4 febbraio e domenica 5 febbraio 2023 per l’undicesima edizione di ART CITY Bologna – il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera – la mostra resterà aperta al pubblico in via straordinaria: sabato 4 febbraio fino alle ore 23 per l’ART CITY White Night, domenica 5 febbraio fino alle ore 19.

Ugo Guidi
(Comacchio, 1923 – Bologna, 2007)

È lo stesso Guidi a ricordare come fosse stato conquistato dalla pittura in giovane età seguendo il padre che per diletto andava a dipingere alla Darsena di Ferrara e al parco del Montagnone, sulle mura, insieme ad un amico con il quale poi si ritrovava nella propria abitazione di via Frescobaldi a Ferrara.

Con il trasferimento della famiglia a Bologna, il ragazzo fece ingresso nel Liceo artistico. Fu quindi ammesso al corso di decorazione nell’Accademia di Belle Arti dove incontrò maestri che incisero sulla sua formazione: Alfredo Protti, Cleto Tomba, Nino Bertocchi, Ercole Drei e altri invece estranei all’ambiente accademico, come Alessandro Cervellati, frequentati al Caffè San Pietro in via Indipedenza, animato ritrovo di artisti. La guerra interruppe gli studi e lo allontanò da Bologna. Ma il giovane non abbandonò la pratica del disegno e in quel periodo realizzò qualche “appunto a pastello e a matita”; “modesti saggi”, a suo dire, che, sottoposti a Giovanni Romagnoli e a Giorgio Morandi negli sporadici contatti bolognesi, gli procurarono “passaggi ad honorem”. Il ritorno a Bologna rinsaldò i rapporti con Alfredo Protti che sarebbe scomparso poco dopo, nel 1949, e soprattutto con Giovanni Romagnoli, suoi autentici maestri.

Conseguito il diploma, restò in Accademia come assistente volontario fino al 1952, quando ottenne la cattedra al Liceo artistico. Si dedicò ininterrottamente all’insegnamento, che abbandonò solo nel 1982, alla soglia dei sessant’anni.

La sua produzione fu notevole, caratterizzata da straordinaria versatilità; così come assoluta fu la sua fedeltà alla tradizione figurativa nel solco della pittura di Alfredo Protti, di Guglielmo Pizzirani e di Giovanni Romagnoli, grazie ai solidi studi accademici e all’assidua pratica del disegno con i quali acquisì il pieno dominio degli strumenti della professione.

Nel 1952 ricevette l’incarico di decorare il palazzo delle Poste di Reggio Emilia con due pitture murali che lo impegnarono per un paio di anni. A quel decennio risalgono le due pale d’altare per la chiesa di Cristo Re di Bolzano, la Santa Teresa della chiesa di San Martino a Bologna e altre opere di destinazione ecclesiastica, tra le quali cartoni per mosaici.

Virtuoso del pennello grazie a un talento innato che lo predispose alla “bella pittura”, sperimentò diverse tecniche e si dedicò per tutta la vita al disegno esercitandosi nell’uso dei pastelli e dei gessetti. La prodigiosa serie degli acquerelli mostra una speciale abilità nella costruzione della figura attraverso liquide stesure di luci e ombre di immediata naturalezza.

Celebri sono i potenti nudi femminili impostati in arditi scorci accademici, moderne Veneri della tradizione classica. Consapevole degli esiti mirabili della sua pittura nella resa mimetica della realtà, si dedicò con passione anche al paesaggio e alla natura morta con esiti atmosferici di sapienza barocca, così come si specializzò nel ritratto sovrapponendo alla scontata riconoscibilità del modello la studiata caratterizzazione psicologica. Così è, tra gli altri, nel Ritratto del padre del 1947 e nel Ritratto di bimbo in costume degli anni Sessanta. Né l’artista tralasciò la grafica, facendo uso delle diverse espressioni (in più occasioni ebbe a dire: “matrici e stampe sono tutte di mia personale esecuzione”).

Informazioni sulla mostra

Settanta opere di Ugo Guidi
Figure, ritratti, paesaggi, nature morte
La donazione Barbara Buldrini

a cura di Angelo Mazza con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
20 dicembre 2022 – 5 febbraio 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi (25 e 26 dicembre 2022; 1 e 6 gennaio 2023) ore 10-18
sabato 4 febbraio 2023 ore 10-23 ART CITY White Night
domenica 5 febbraio 2023 ore 10-19
lunedì chiuso

Ingresso libero