A Casa Saraceni la mostra “Per un’idea del colore” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna per Opentour 2024

Per un’idea del colore

Francesca Bruzzaniti, Changchang Xu, Michele Cotelli, Gloria Franzin, Federico Grilli, Sofia degli Esposti, Francesco Levoni, Naiyuan Liu, Emma Masut, Chiara Niccoli, Sabrina Oliviero, Elettra Paionni, Anita Poidomani, Giovanni Pozzobon, Alice Ricci, Francesca Rinaldi, Dionysis Saraji, Lucia Spadotto, Wu Jilan

La mostra collettiva Per un’idea del colore rappresenta il culmine del percorso didattico intrapreso dagli studenti del biennio specialistico di Arti Visive del docente Luca Caccioni.

Le opere in mostra sono il risultato di un programma fondato su attività seminariali, riflessioni, confronti e sperimentazioni che, nel corso dell’anno, ha attraversato un vasto panorama di tematiche, metodologie e linguaggi legati alla pittura e alle arti contemporanee.

Il colore diventa in questo senso uno strumento ricorrente e costante, dal potere evocativo ed espressivo, comune alle diverse “opere-esercizio” prodotte, installate in aula e discusse collettivamente durante l’anno, promuovendo un dialogo critico e un confronto attivo volto a valorizzare le personali identità artistiche degli studenti.

Per un’idea del colore è la testimonianza visiva di un itinerario in divenire: un amalgama eterogeneo di pratiche, idee e pensieri guidato dal desiderio, dalla necessità e dall’intuizione.

Opentour 2024 – Art is coming out

Dal 18 al 23 giugno, l’Accademia di Belle Arti di Bologna festeggia la decima edizione di Opentour, curata, per il terzo anno consecutivo, da Carmen Lorenzetti e Giuseppe Lufrano.

Martedì 18 giugno dalle ore 10.00 alle 18.30 si aprono le porte della storica istituzione bolognese e della sua nuova sede di via del Guasto, con Openshow, poliedrica fucina della creatività che si articola in un ampio percorso espositivo – quest’anno esteso anche ad alcuni spazi esterni – con opere di oltre 600 studentesse e studenti dei Dipartimenti di Arti Visive e di Progettazione e arti applicate, e visite guidate a cura del Dipartimento di Comunicazione e didattica dell’arte.

Giovedì 20 giugno dalle ore 15.00 alle 23.00, tra le strade e le piazze della città, inaugura il grande evento diffuso Giovani talenti in galleria, organizzato dall’Accademia di Belle Arti con la collaborazione dell’Associazione Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea Confcommercio Ascom Bologna: 28 tra gallerie e spazi privati, ognuno dei quali proporrà una mostra specifica, con protagoniste assolute, le opere di studentesse e studenti dei Bienni e dell’ultimo anno dei Trienni.

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Opentour fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

Art Up 2024

Sabato 22 giugno alle ore 18, all’interno della Corte del Terribilia, l’Accademia di Belle Arti di Bologna ospiterà Art Up 2024, il riconoscimento ideato nel 2018 da Fondazione Zucchelli per promuovere i giovani talenti dell’arte, realizzato in collaborazione con l’Accademia e l’Associazione delle Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea di Bologna Confcommercio Ascom Bologna.

Alla sua sesta edizione, il premio è realizzato con il sostegno economico di Fondazione Carisbo, di Banca di Bologna e della Collezione Falconi Leidi, e trova spazio nell’ambito di Opentour, la manifestazione organizzata dall’Accademia al termine di ogni anno accademico per far conoscere al pubblico i lavori realizzati da studentesse e studenti.

La giuria presieduta anche quest’anno da Lorenzo Balbi, Direttore Artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, e composta dalla curatrice, storica e critica d’arte Eva Brioschi e dal collezionista e Direttore operativo di Arte Fiera Enea Righi, avrà il compito di vagliare i 125 lavori di arte contemporanea in concorso, presentati in occasione di Opentour all’interno della sezione Giovani talenti in galleria in 24 gallerie e spazi espositivi differenti.

Le due opere vincitrici del ‘Premio dei Collezionisti’ e del ‘Premio per la Grafica/Illustrazione’, finanziati dalla Fondazione Carisbo, entreranno a far parte delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione.

Per un’idea del colore

Mostra a cura del Prof. Luca Caccioni
con la collaborazione di Olivia Teglia e Luca Campestri

promossa da
Fondazione Carisbo
Accademia di Belle Arti di Bologna

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
giovedì 20 giugno ore 15-23

Periodo di apertura
Dal 21 giugno al 28 luglio 2024

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Apertura straordinaria di Casa Saraceni per la Notte Europea dei Musei

Sabato 18 maggio 2024, dalle ore 10 fino alle 24, le sale espositive di Casa Saraceni aprono al pubblico in via straordinaria, con ingresso gratuito, in occasione della Notte Europea dei Musei 2024. Nella stessa giornata viene inoltre celebrata la Giornata Internazionale dei Musei, quest’anno dedicata al tema “Musei per l’Educazione e la Ricerca”.

Anche la sede della Fondazione è tra i 55 musei e gli spazi culturali di Bologna e della Città metropolitana aderenti alla 20° edizione della Notte Europea dei Musei, iniziativa nata in Francia e dal 2011 estesa a tutta la comunità europea, con il patrocinio di UNESCO, Consiglio d’Europa e ICOM e, in Italia, del Ministero della Cultura.

La Fondazione offre così ai visitatori l’opportunità di visitare la mostra Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale, promossa in collaborazione con il Comitato per le Celebrazioni nel 25° anniversario della morte del Senatore Amintore Fanfani, un’esposizione dedicata alla figura di Fanfani che ha sempre saputo distinguere il se stesso artista dal politico, attraversando la fase dello spazialismo per arrivare alle prove evocative e molto prossime al simbolismo.

Durante questa speciale giornata e fino a tarda notte, i musei di Bologna e della Città metropolitana propongono un ricco programma coordinato di 105 appuntamenti, tra aperture straordinarie in fascia serale, speciali visite guidate, concerti, spettacoli teatrali e degustazioni, per esplorare le mostre dei vari musei cittadini e partecipare a iniziative speciali scoprendo il fascino dell’arte e della cultura.

>>> Programma completo

A Casa Saraceni la mostra “Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale”

A Casa Saraceni la mostra promossa in collaborazione con il Comitato per le Celebrazioni nel 25° anniversario della morte del Senatore Amintore Fanfani

Inaugura venerdì 10 maggio alle ore 17, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione, la mostra promossa in collaborazione con il Comitato per le Celebrazioni nel 25° anniversario della morte del Senatore Amintore Fanfani.

Intervengono:

Patrizia Pasini
Presidente Fondazione Carisbo

Pier Ferdinando Casini
Senatore della Repubblica


Saranno inoltre presenti:

Massimo Bugani
Assessore all’Innovazione Digitale Comune di Bologna

Fiorenzo Silvestri
Studioso d’arte e collezionista

Franco Ciavattini
Presidente associazione Kairos

Liletta Fornasari 
Curatrice della mostra

Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 1908 – Roma, 1999)

Nel 1987 Carlo Ludovico Ragghianti, a proposito di Amintore Fanfani pittore, scrisse che costui dimostrava una vocazione sincera e che lavorava con convinzione e con coerenza. Ragghianti aveva conosciuto Fanfani quando ancora era molto giovane e, tracciandone in modo mirabile il profilo dell’artista, sottolineò come la “sua bene nota perspicacia” non gli consentisse “di prendere per oro colato apprezzamenti ed elogi”. Non essere oggi condizionati da eventuali forme di ossequio dettato dai ruoli istituzionali che Fanfani ha ricoperto, ma al contrario essere liberi di fare una lettura distaccata nella consapevolezza del valore della sua personalità, permette di esaminare il suo operato artistico alla luce della sua reale capacità.

È inevitabile verificare come il comune denominatore delle numerose fasi, che la sua arte ha attraversato, sia sempre stato il desiderio di sperimentare, creando uno stile eclettico e mutevole fondato sulla continua evoluzione delle sue ricerche. Partendo dall’uomo di cultura, che ha sempre dimostrato di essere, Fanfani non è stato un artista dilettante e non dipingeva per hobby, ma per l’esigenza di “fare qualcosa di necessario”. La caratteristica fondamentale dei suoi dipinti è quella di essere in ogni caso espressione di un’indagine interiore, che porta alla contemplazione del reale in immagini “aderenti” all’oggettività.

Affrontata con serio rigore, la pittura per Fanfani, che ha sempre distinto in se stesso l’artista dal politico, è il risultato di una ricerca iniziata da ragazzo in ambiente familiare. Dal figurativo iniziale all’astrazione degli ultimi anni, attraversando la fase dello spazialismo per arrivare alle prove definibili evocative e molto prossime al simbolismo. In quest’ultime, a partire dagli anni Settanta egli si avvale di simboli surreali attinti da un inconscio remoto e “bloccati nel loro attimo sorgivo”.

Grazie alla disponibilità di Fiorenzo Silvestri, cultore d’arte e appassionato collezionista di opere fanfaniane, e della famiglia Fanfani, è stato possibile creare un percorso dagli esordi fino agli anni Novanta, evidenziando tappe fondamentali, come il soggiorno a New York nel 1965.

A questa esperienza seguirono nuove sperimentazioni che hanno avuto seguito anche negli anni successivi. New York provocò nel pensiero e nella formulazione artistica di Fanfani la percezione di una “forma pura”, che poi non ha più abbandonato.

Fanfani è stato protagonista di mostre importanti tra il 1970 e il 1975 (Firenze, presso la Galleria Gradiva e Galleria Michaud, Roma presso Editalia, Beirut, Livorno e Firenze di nuovo presso la Galleria Pananti). Dopo il 1977 molte altre furono le mostre personali, dal Petit Palais di Ginevra, alla Galerie GZ di Berlino, alla Stadtgalerie di Vienna, a Lubiana, dove partecipa alla XII Biennale d’Arte Grafica, alla Galleria Il Traghetto di Venezia, a Caracas presso il Museo di Arte Moderna e a Los Angeles nel 1981 presso la Gregg Juarez Gallery.

In occasione del 750° anniversario della morte di San Francesco prese parte alla celebre collettiva organizzata ad Assisi. Numerose furono anche le mostre collettive che lo videro coinvolto, anche all’estero. A partire dal 1975 per Fanfani ebbe inizio una fase diversa, dovuta ad un nuovo soggiorno in Estremo Oriente, tra Cina e Giappone, che ha lasciato segni importanti nei suoi dipinti.

Liletta Fornasari
Curatrice della mostra

Informazioni sulla mostra

Amintore Fanfani pittore. Uno stile ancora attuale

A cura di Liletta Fornasari

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
10 maggio 2024 ore 17

Periodo di apertura
11 maggio – 16 giugno 2024

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica e festivi ore 10-18
Lunedì chiuso

Aperture straordinarie
Sabato 18 maggio in occasione della Notte Europea dei Musei, ore 10-24

Ingresso libero

Prorogata a Casa Saraceni la mostra “Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte”

In occasione delle festività pasquali mostra aperta con orario continuato 10-18

Prorogata fino al 1° maggio, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo, la mostra che trae origine dalla generosa donazione di 24 dipinti e 45 incisioni di Francesco Giuliari da parte della moglie Laura Coppi Giuliari.

A distanza di oltre un anno dalla mostra Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare” promossa dalla Fondazione nel 2022, questa che segue – Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte –, completa il progetto espositivo su una donazione motivata dai forti legami dell’artista con la città di Bologna, dove questi ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-76. Al catalogo a stampa sul complesso della donazione si aggiunge ora un secondo catalogo che documenta l’intera produzione incisoria dell’artista.

La mostra Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

Francesco Giuliari si dedicò alla pittura e all’incisione. Artista colto e riflessivo, dialoga con il passato e attualizza modelli della tradizione. La grande tela dal titolo Natura morta con rivisitazione, da tempo esposta in una vetrina del portico di Casa Saraceni, colpisce per la moderna interpretazione della celebre Visitazione di Jacopo Pontormo, testo emblematico del Manierismo cinquecentesco. Il forte impatto iconico, la brillantezza dei colori, la nitida spazialità geometrica e la gestualità sospesa esercitano sul passante un’attrazione suggestiva, trattenendone lo sguardo.

Il corpus delle sue acqueforti si compone di poco più di centocinquanta opere eseguite nell’arco di tre decenni, dal 1975 al 2004. A queste si aggiunge una produzione ‘minore’ composta da ex libris, biglietti augurali e altri lavori d’occasione.

Le prime acqueforti presentano vedute di paese poeticamente silenziose e disabitate, regolate da un occhio prospettico che, nelle privilegiate visioni dei corsi di fiumi e delle superfici d’acqua, insiste sugli esiti del rispecchiamento e delle immagini doppie. In altre invece il sentimento della natura si sofferma sugli effetti luminosi dei tetti innevati, geometricamente ordinati. Il segno si infittisce in densi chiaroscuri, a volte con rinvii morandiani che modulano magistralmente la luce, dal bagliore alle ombre fonde.

Alla visione lirica e semplificata della natura succedono, a partire dal 1978-80, invenzioni più complesse in cui prendono il sopravvento vedute di interni con descrizioni analitiche di oggetti ordinati entro scaffali. In quelle griglie si incasellano, quasi ossessivamente, orologi, libri, chiavi, specchi, carte, animali in miniatura, scatole, giochi d’infanzia e altri oggetti di valenza simbolica dal suggestivo potere evocativo, alla cui decifrazione concorrono le iscrizioni; segno di una cultura letteraria e storico-artistica alquanto vasta.

Nello stesso tempo, così come nella pittura, la figura diviene protagonista. Il segno impeccabile dà luogo a serie memorabili, come quelle dedicate alle vedute di Verona o ai luoghi caratteristici di Bologna dietro un proscenio di oggetti allineati, oppure quella delle Professioni dove il protagonista è immerso tra allegorie e simboli di enigmatica interpretazione.

Francesco Giuliari (Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona nel 1929. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti ‘Cignaroli’ dove insegna per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona condotta sotto la guida del professor Pier Giovanni Castagnoli. È un periodo felice, durante il quale mette a punto il linguaggio che caratterizza il suo stile pittorico. Estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge ritratti e nature morte, disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

A cura di Angelo Mazza
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
20 dicembre 2023 – 1 maggio 2024 (termine prorogato)

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica ore 10-18
Festivi (Pasqua 31 marzo, Pasquetta 1 aprile, 25 aprile e 1 maggio 2024) ore 10-18
Lunedì chiuso

Ingresso libero

A Palazzo Fava la mostra “Da Felice Giani a Luigi Serra. L’Ottocento nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna”

Da Felice Giani a Luigi Serra. L’Ottocento nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La Fondazione Carisbo, in collaborazione con Genus Bononiae, presenta per la prima volta al pubblico una mostra con le principali opere dell’Ottocento bolognese presenti nelle proprie Collezioni d’arte e di storia.

A Palazzo Fava sarà possibile ammirare, con il grande gesso della Maddalena di Antonio Canova posto al centro del salone affrescato dai Carracci, opere di Felice Giani e di Pelagio Palagi, di Clemente Alberi e di Pietro Fancelli, di Antonio Basoli e Giacomo De Maria; proseguendo con Luigi Busi, Alessandro Guardassoni, Giovanni Masotti e Luigi Serra. Circa trenta artisti rappresentati da oltre cento opere, tra dipinti, disegni, acquerelli e sculture; per concludere con le maioliche della manifattura Minghetti appartenute al duca di Montpensier.

La mostra si inserisce nel progetto La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796-1915  promosso dal Settore Musei Civici Bologna | Museo Civico del Risorgimento, che coinvolge quattordici sedi espositive cittadine e delinea un percorso nella pittura bolognese dall’età napoleonica all’inizio della Grande Guerra.

Informazioni sulla mostra

Sede
Palazzo Fava
via Manzoni, 2 – Bologna

Periodo di apertura
21 marzo – 30 giugno 2024

Orari di apertura
martedì-domenica, ore 10.00-19 (ultimo ingresso ore 18.00)

Ulteriori informazioni e biglietti sul sito di Genus Bononiae

Figure in terracotta del presepio bolognese (secoli XVIII-XIX)

In occasione delle festività natalizie viene esposta in una delle vetrine di Casa Saraceni, affacciate sotto il portico di via Farini 15, una raccolta di statuette da presepio dei secoli XVIII-XIX, acquisite nel 2007 sul mercato antiquario dalla Fondazione che ne ha così scongiurato lo smembramento e la dispersione.

Le statuette, parte di un nucleo di settanta figure dei secoli XVIII-XIX, provengono da collezioni storiche bolognesi, in particolare da quelle della famiglia Baiesi e della famiglia Zacchia-Rondinini. In origine davano vita a diversi presepi, come indicano la varietà delle dimensioni, le differenti tecniche esecutive e l’oscillante profilo qualitativo.

Agli inizi del Novecento furono oggetto degli interventi critici pionieristici di Francesco Malaguzzi Valeri. Realizzate in terracotta da artisti bolognesi tra Settecento e Ottocento, sono rivestite da vivace e brillante policromia. Si sa che a questo genere di produzione, apparentemente minore, si applicarono anche importanti scultori e plasticatori, quali Giuseppe Maria Mazza, Angelo Piò e il figlio Domenico, Filippo Scandellari e Giacomo De Maria. A quest’ultimo, allievo di Antonio Canova a Roma, spetta la figura della Madonna posta di profilo che attira a sé il Bambino benedicente avvolgendolo circolarmente con le braccia.

Tra le caratteristiche presenze popolari del presepio conservato nelle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione – tra cui pastori, artigiani, contadini, massaie, angeli e zampognari, ma anche animali da cortile e bestie da soma – sono riconoscibili figure peculiari della tradizione bolognese, come il “dormiglione”.

L’esposizione temporanea delle statuette rimette straordinariamente in circolo un genere artistico nel quale si combinano brillantezze cromatiche, esotismi orientali ed eleganze settecentesche. Vi trovano inoltre rappresentazione i mestieri scomparsi dell’antico mondo contadino e pastorale, portati alla ribalta con inesauribile fantasia.

A Casa Saraceni la mostra “Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte”

A Casa Saraceni la nuova mostra nata dalla donazione alla Fondazione Carisbo di 24 dipinti e 45 incisioni da parte di Laura Coppi Giuliari

Aperta al pubblico dal 20 dicembre, nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15, Bologna), la nuova mostra che trae origine dalla generosa donazione alla Fondazione di 24 dipinti e 45 incisioni di Francesco Giuliari da parte della moglie Laura Coppi Giuliari.

A distanza di oltre un anno dalla mostra Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare” promossa dalla Fondazione nel 2022, questa che inaugura – Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte –, completa il progetto espositivo su una donazione motivata dai forti legami dell’artista con la città di Bologna, dove questi ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-76. Al catalogo a stampa sul complesso della donazione si aggiunge ora un secondo catalogo che documenta l’intera produzione incisoria dell’artista.

La mostra Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

Francesco Giuliari si dedicò alla pittura e all’incisione. Artista colto e riflessivo, dialoga con il passato e attualizza modelli della tradizione. La grande tela dal titolo Natura morta con rivisitazione, da tempo esposta in una vetrina del portico di Casa Saraceni, colpisce per la moderna interpretazione della celebre Visitazione di Jacopo Pontormo, testo emblematico del Manierismo cinquecentesco. Il forte impatto iconico, la brillantezza dei colori, la nitida spazialità geometrica e la gestualità sospesa esercitano sul passante un’attrazione suggestiva, trattenendone lo sguardo.

Il corpus delle sue acqueforti si compone di poco più di centocinquanta opere eseguite nell’arco di tre decenni, dal 1975 al 2004. A queste si aggiunge una produzione ‘minore’ composta da ex libris, biglietti augurali e altri lavori d’occasione.

Le prime acqueforti presentano vedute di paese poeticamente silenziose e disabitate, regolate da un occhio prospettico che, nelle privilegiate visioni dei corsi di fiumi e delle superfici d’acqua, insiste sugli esiti del rispecchiamento e delle immagini doppie. In altre invece il sentimento della natura si sofferma sugli effetti luminosi dei tetti innevati, geometricamente ordinati. Il segno si infittisce in densi chiaroscuri, a volte con rinvii morandiani che modulano magistralmente la luce, dal bagliore alle ombre fonde.

Alla visione lirica e semplificata della natura succedono, a partire dal 1978-80, invenzioni più complesse in cui prendono il sopravvento vedute di interni con descrizioni analitiche di oggetti ordinati entro scaffali. In quelle griglie si incasellano, quasi ossessivamente, orologi, libri, chiavi, specchi, carte, animali in miniatura, scatole, giochi d’infanzia e altri oggetti di valenza simbolica dal suggestivo potere evocativo, alla cui decifrazione concorrono le iscrizioni; segno di una cultura letteraria e storico-artistica alquanto vasta.

Nello stesso tempo, così come nella pittura, la figura diviene protagonista. Il segno impeccabile dà luogo a serie memorabili, come quelle dedicate alle vedute di Verona o ai luoghi caratteristici di Bologna dietro un proscenio di oggetti allineati, oppure quella delle Professioni dove il protagonista è immerso tra allegorie e simboli di enigmatica interpretazione.

Francesco Giuliari (Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona nel 1929. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti ‘Cignaroli’ dove insegna per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona condotta sotto la guida del professor Pier Giovanni Castagnoli. È un periodo felice, durante il quale mette a punto il linguaggio che caratterizza il suo stile pittorico. Estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge ritratti e nature morte, disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari. Immagini all’acquaforte

A cura di Angelo Mazza
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
20 dicembre 2023 ore 15

Periodo di apertura
20 dicembre 2023 – 1 aprile 2024

Orari di apertura
Martedì-venerdì ore 15-18
Sabato, domenica ore 10-18
Festivi (25, 26 dicembre 2023; 1, 6 gennaio, 31 marzo, 1 aprile 2024) ore 10-18
Lunedì chiuso

Aperture straordinarie nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di ARTEFIERA
1, 2 e 4 febbraio ore 10-19
3 febbraio ART CITY White Night ore 10-23

Ingresso libero

Prorogata fino all’8 dicembre a Casa Saraceni la mostra “Berlin Funfair” di Heinrich Zille per Foto/Industria 2023

Foto/Industria 2023

Si svolge a Bologna dal 18 ottobre al 26 novembre (termine prorogato all’8 dicembre) la sesta edizione di Foto/Industria, l’unica biennale al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro, promossa da Fondazione MAST sotto la direzione artistica di Francesco Zanot.

L’industria del gioco, GAME, è il tema del percorso fotografico di quest’anno ed è declinato in dodici mostre, di cui undici personali e una collettiva, allestite al MAST, con le opere di grande formato dell’artista Andreas Gursky, e in 10 sedi del centro storico.

Fondazione Carisbo ospita a Casa Saraceni la mostra dedicata a Heinrich Zille (Germania, 1858-1929) “Berlin funfair”, a cura di Katia Reich e Francesco Zanot, organizzata in collaborazione con Berlinische Galerie – Landesmuseum für Moderne Kunst, Fotografie und Architektur.

“Berlin funfair”

Divertenti, allegre e folli: le fiere berlinesi degli anni intorno al 1900 assicuravano intrattenimento agli abitanti di una città in rapida espansione e industrializzazione, offrendo una possibilità di svago dalla realtà di un lavoro estenuante e spesso ripetitivo. Heinrich Zille (1858-1929), molto noto come illustratore e grafico, scatta le sue fotografie nel cuore di questa ridda di contrasti: le giostre sfavillanti di luci e di colori, le insegne vistose, le facciate dei teatri piene di manifesti, l’immondizia, le vetture dei giostrai fuori dal perimetro della fiera. Solo nel 1966, 37 anni dopo la sua morte, viene scoperta nel suo vecchio appartamento di Berlino-Charlottenburg la sua straordinaria collezione di stampe d’epoca e negativi su vetro, e la sua opera fotografica, fino a quel momento del tutto sconosciuta, ha cominciato a ricevere attenzione in tutto il mondo. Nel 1988-1989 il celebre fotografo tedesco Michael Schmidt realizza gli ingrandimenti di quei negativi, esposti in questa occasione.

Heinrich Zille

Heinrich Zille (1858-1929) nasce a Radeburg, vicino a Dresda, Germania. Nel 1867 si trasferisce con la famiglia a Berlino e comincia un apprendistato come litografo. Al volgere del secolo ritrae la vita quotidiana dei berlinesi, realizzando disegni e caricature molto popolari che oggi sono considerate documenti di valore storico, culturale e sociale. Nel 1903 partecipa alla Secessione Berlinese e fino al 1907 lavora per la Photographische Gesellschaft, dove ha modo di utilizzare le macchine fotografiche e le attrezzature di laboratorio dell’azienda. Nel 1966, cioè 37 anni dopo la sua morte, viene scoperta nel suo vecchio appartamento di Berlino una collezione di stampe d’epoca e negativi su vetro: la sua opera fotografica, fino a quel momento sconosciuta, ottiene riconoscimento anche a livello internazionale. Importante da questo punto di vista è la compilazione del catalogo delle sue fotografie, realizzata nel 1993 da Enno Kaufhold, a cui è seguita la mostra itinerante “Heinrich Zille: Photograph der Moderne”.

Informazioni sulla mostra

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
18 ottobre – 26 novembre 2023 (termine prorogato all’8 dicembre 2023)

Orari di apertura
martedì-domenica, ore 10.00-19.00;
lunedì chiuso.

Ingresso libero previo ritiro gratuito del badge, tutte le info sul sito di Foto/Industria

A Santa Maria della Vita la mostra “Ilario Rossi unico movimento”

Ilario Rossi unico movimento

Proseguendo l’impegno di divulgazione e promozione degli artisti bolognesi, Fondazione Carisbo e Genus Bononiae presentano a Santa Maria della Vita, dal 10 novembre 2023 al 4 febbraio 2024, una antologica di Ilario Rossi.

Vengono esposte in mostra una settantina di opere, per la maggior parte appartenenti alla raccolta della famiglia Rossi, che coprono l’intera vicenda dell’artista, dall’Autoritratto del 1929 a una Natura morta con fiori del 1994, anno della sua scomparsa. Attivo per oltre sessant’anni, nella Bologna del dopo Morandi, Ilario Rossi è uno dei protagonisti indiscussi e indiscutibili.

Rossi dipinge paesaggi, nature morte, ma anche ritratti e figure, tutti temi da lui interpretati attraverso una personalissima vena intimistica.

Nella pittura di paesaggio Ilario Rossi esprime al meglio questa sua poetica; nelle sue nature morte ritroviamo invece un vero e proprio memento mori, mentre la figura umana – corpi senza volto, non riconoscibili, non identificabili – è rappresentata come concepita e generata dalla natura tanto quanto gli alberi, il cielo, gli astri, gli animali.

La mostra cerca di indagare proprio questo aspetto della produzione dell’artista, rintracciando in essa, ben evidenti, i segni che lo identificano come un pittore dell’esistente, un pittore della vita e della morte.

Informazioni sulla mostra

Sede
Santa Maria della Vita
via Clavature, 8 – Bologna

Periodo di apertura
10 novembre 2023 – 4 febbraio 2024

Orari di apertura
lunedì-domenica, ore 10.00-18.30 (ultimo ingresso ore 18.00)

Ulteriori informazioni e biglietti sul sito di Genus Bononiae

A Palazzo Fava la mostra “Concetto Pozzati XXL”

Concetto Pozzati XXL

Fondazione Carisbo e Genus Bononiae presentano a Palazzo Fava, dal 27 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024, Concetto Pozzati XXL, la prima grande mostra antologica dell’artista realizzata in una sede museale dopo la sua scomparsa nel 2017.

A cura di Maura Pozzati, critica d’arte e docente, curatrice e direttrice dell’Archivio Concetto Pozzati, l’esposizione presenta circa cinquanta opere – alcune inedite o non più esposte da tempo – tra dipinti di grande formato, lavori tridimensionali e opere su carta, tutte provenienti dall’Archivio.

Un percorso non cronologico ma suddiviso per temi, che suggerisce un dialogo intimo tra i quadri del pittore, gli affreschi e gli elementi architettonici e decorativi di Palazzo Fava, attraverso le principali fasi della sua carriera, dal clima informale della fine degli anni ’50, passando per le opere iconiche della metà degli anni ’60, riconducibili al periodo “Pop”, fino alla produzione degli anni ’70 – la meno conosciuta – che risentì del clima concettuale e sperimentatore del tempo, per giungere alla pittura densa e carnosa degli anni ’80, ’90 e 2000, che registra l’interesse dell’artista per gli oggetti del quotidiano e d’affezione, fino all’ultima folgorante serie, Vulvare, del 2016.

Informazioni sulla mostra

Sede
Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni
via Manzoni, 2 – Bologna

Periodo di apertura
27 ottobre 2023 – 11 febbraio 2024

Orari di apertura
martedì-domenica, ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00);
lunedì chiuso.

Ulteriori informazioni sul sito di Genus Bononiae

Biglietti acquistabili sul sito di Ticketlandia