A Casa Saraceni la mostra “Epilogo, identità dissimili” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna per Opentour 2022

Epilogo, identità dissimili

Alcuni studenti dal corso di Arti Visive del Prof. Luca Caccioni dell’Accademia di Belle Arti di Bologna per Opentour 2022

Vincenza Amato, Samuele Bartolini, Riccardo Belelli, Luca Campestri, Gabriele Ermini, Federico Falanga, Cecilia Grelli, Wu Jilan, Dagiimaa Khurtsbaatar, Francesco Levoni, Matteo Lisanti, Dario Molinaro, Jacopo Naccarato, Luisa Fernanda Villanova, Xinhan Yu, Xu Zheng

Epilogo, identità dissimili è una mostra costruita sul lavoro degli studenti iscritti al corso di Arti Visive.

Attraverso un percorso didattico basato su attività seminariali di energia, pensiero e produzione, gli studenti, nel corso del biennio specialistico, sono invitati a confrontarsi con una serie di tematiche, metodologie e linguaggi diversi.

Questi confronti producono risultati specifici sotto forma di piccole opere-esercizio, che installate in aula vengono discusse collettivamente.

A questa modalità di lavoro si affiancano una serie di colloqui individuali, nei quali si approfondiscono le pratiche personali e si sviluppa un pensiero critico e produttivo sulla ricerca dell’identità di ogni singolo.

La mostra raccoglie i lavori di 16 studenti dalle identità diverse e sempre più definite che, in occasione di Opentour 2022, scrivono un epilogo del loro percorso di studi.

Opentour 2022 – Art is coming out

Con l’ottava edizione di Opentour, l’Accademia di Belle Arti di Bologna esce dai propri spazi per mettere in mostra le opere delle sue studentesse e dei suoi studenti in gallerie e spazi espositivi della città da mercoledì 22 giugno a domenica 26 giugno 2022.

Giovedì 23 giugno dalle ore 15 alle 23 inaugurerà la grande mostra diffusa in collaborazione con l’Associazione Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea Confcommercio Ascom Bologna. 29 tra gallerie, spazi no-profit e altri luoghi pubblici e privati della città ospiteranno le opere di studentesse e studenti in corso o diplomati negli ultimi due anni. Le esposizioni saranno visitabili anche nei giorni successivi, a seconda della disponibilità dei singoli spazi espositivi.

>>> mappa online

>>> programma completo di Opentour

Alla grande mostra diffusa – quest’anno ancora più estesa – che vedrà protagoniste le opere di studentesse e studenti, si aggiunge un denso programma di eventi che include anche il ciclo di appuntamenti di riparAzioni – Rielaborare ad arte, il progetto ideato dall’Accademia per il PON Metro 14-20, Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane, coordinato dal Comune di Bologna e finanziato dall’Unione Europea.

Il programma di iniziative di riparAzioni intende promuovere percorsi di welfare generativo con azioni finalizzate all’acquisizione di una coscienza critica e a una maggiore consapevolezza rispetto all’emarginazione sociale e alla risposte creative che l’arte con i suoi linguaggi può offrire.

>>> gli appuntamenti di riparAzioni

Opentour 2022 e riparAzioni fanno parte di Bologna Estate 2022, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti

Sabato 25 giugno alle ore 18.30, all’interno della Corte del Terribilia dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (Via Belle Arti, 54) verrà assegnato Art Up | Premio della Critica e dei Collezionisti, il riconoscimento ideato nel 2018 da Fondazione Zucchelli per promuovere i giovani talenti dell’arte, realizzato in collaborazione con l’Accademia e l’Associazione delle Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea di Bologna Confcommercio Ascom Bologna.

Giunto alla sua quarta edizione e realizzato con il sostegno economico di Banca di Bologna e di Fondazione Carisbo, il premio s’inserisce all’interno di Opentour, la manifestazione organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Bologna al termine di ogni anno accademico per far conoscere al pubblico le opere realizzate da studentesse e studenti, esposte da giovedì 23 giugno in 29 spazi privati e pubblici dell’arte, tra cui le gallerie d’arte contemporanea bolognesi.

La giuria presieduta anche quest’anno da Lorenzo Balbi, Direttore Artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, e composta da Marta Papini, organizzatrice artistica della 59ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, e dalla collezionista, giornalista ed esperta in comunicazione Giovanna Pesci, avrà il compito di vagliare le opere di arte contemporanea in concorso – esposte in occasione di Opentour – e di assegnare due distinti premi: il Premio della Critica e il Premio dei Collezionisti, ognuno di importo pari a 2.000 euro, rispettivamente finanziati da Banca di Bologna e da Fondazione Carisbo e attribuiti a due opere che verranno acquisite nelle relative collezioni d’arte.

Informazioni sulla mostra

Epilogo, identità dissimili

a cura di Luca Caccioni
con la collaborazione di Mattia Pajè

promossa da
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
Accademia di Belle Arti di Bologna

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Inaugurazione
giovedì 23 giugno ore 15-23

Periodo di apertura
Da giovedì 23 giugno a domenica 24 luglio 2022

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Prorogata fino al 5 giugno a Casa Saraceni la mostra dedicata a Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare”

Prorogata fino al 5 giugno 2022 nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15, Bologna), l’apertura al pubblico della mostra che nasce dal gesto generoso della moglie di Francesco Giuliari, Laura Coppi Giuliari, la quale ha donato alla Fondazione ventiquattro dipinti, distribuiti tra il 1968 e il 2008, e quarantacinque incisioni che bene illustrano la produzione dell’artista.

Si tratta di una donazione che trova motivazione nei forti legami di Francesco Giuliari con la città di Bologna, dove ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-1976.

La Fondazione Carisbo ha dato alle stampe il catalogo dei dipinti donati e preannuncia una seconda esposizione dedicata esclusivamente alla grafica, con la pubblicazione del catalogo generale della produzione di Francesco Giuliari in questo specifico settore dell’espressione artistica.

La mostra prorogata sarà quindi visitabile anche dal 7 al 15 maggio 2022 in occasione della decima edizione di ART CITY Bologna, il progetto di alleanza culturale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere per affiancare con mostre, eventi e iniziative speciali l’annuale svolgimento di Arte Fiera e proporre un’originale esplorazione di musei e luoghi d’arte in città.

Sabato 14 maggio è in programma per l’ART CITY White Night un’apertura straordinaria con orario continuato 10-23.

Il programma completo di ART CITY Bologna 2022 è disponibile sul sito artcity.bologna.it.

Francesco Giuliari
(Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove – racconta – ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. A quel periodo risalgono probabilmente i due paesaggi qui esposti, tra le rare opere giovanili superstiti. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti Cignaroli dove insegnerà per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona. È un periodo felice e fecondo durante il quale lentamente mette a punto il linguaggio che caratterizzerà il suo stile pittorico. Rimanendo estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge su commissione ritratti o nature morte disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni tratte dall’arte, dalla storia, dalla filosofia, dalla letteratura.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari
“Le cose non stanno che a ricordare”

a cura di Angelo Mazza e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
Da venerdì 14 gennaio a domenica 5 giugno 2022

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi: 17, 18, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno ore 10-18
lunedì chiuso

Apertura straordinaria
ART CITY White Night 14 maggio ore 10-23

Ingresso libero

Modalità di visita

  • Dal 1° aprile 2022, in applicazione del Decreto Legge n. 24 del 24 marzo 2022, che stabilisce la fine dello Stato di emergenza, per accedere a mostre, musei e altri luoghi della cultura non è più obbligatorio essere in possesso del Green pass (né “rafforzato” né base). Per maggiori informazioni https://cultura.gov.it/comunicato/22550
  • L’uso della mascherina nelle sale espositive è fortemente consigliato

A Casa Saraceni la mostra dedicata a Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare”

Con l’entrata in vigore del Decreto Legge n. 24 del 24 marzo 2022, che stabilisce la fine dello Stato di emergenza, dal 1° aprile 2022 per accedere alle sale espositive di Casa Saraceni non è più necessario esibire il Green Pass, rimane obbligatorio l’utilizzo della mascherina chirurgica.

La mostra

Aperta al pubblico nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15, Bologna), la mostra che nasce dal gesto generoso della moglie di Francesco Giuliari, Laura Coppi Giuliari, la quale ha donato alla Fondazione ventiquattro dipinti, distribuiti tra il 1968 e il 2008, e quarantacinque incisioni che bene illustrano la produzione dell’artista.

Si tratta di una donazione che trova motivazione nei forti legami di Francesco Giuliari con la città di Bologna, dove ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-1976.

La Fondazione Carisbo ha dato alle stampe il catalogo dei dipinti donati e preannuncia una seconda esposizione dedicata esclusivamente alla grafica, con la pubblicazione del catalogo generale della produzione di Francesco Giuliari in questo specifico settore dell’espressione artistica.

Francesco Giuliari
(Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove – racconta – ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. A quel periodo risalgono probabilmente i due paesaggi qui esposti, tra le rare opere giovanili superstiti. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti Cignaroli dove insegnerà per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona. È un periodo felice e fecondo durante il quale lentamente mette a punto il linguaggio che caratterizzerà il suo stile pittorico. Rimanendo estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge su commissione ritratti o nature morte disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni tratte dall’arte, dalla storia, dalla filosofia, dalla letteratura.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari
“Le cose non stanno che a ricordare”

a cura di Angelo Mazza e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
Da venerdì 14 gennaio a domenica 1° maggio 2022

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi: 17, 18, 25 aprile e 1° maggio ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Modalità di visita

  • Dal 1° aprile 2022, in applicazione del Decreto Legge n. 24 del 24 marzo 2022, che stabilisce la fine dello Stato di emergenza, per accedere a mostre, musei e altri luoghi della cultura non è più obbligatorio essere in possesso del Green pass (né “rafforzato” né base). Per maggiori informazioni https://cultura.gov.it/comunicato/22550
  • Resta obbligatorio indossare la mascherina chirurgica per tutti i visitatori dai 6 anni in su

Mostra “Statuette. Presepi storici della tradizione bolognese”. Dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo

In occasione delle festività natalizie apre al pubblico mercoledì 22 dicembre 2021 a Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini, 15 – Bologna), la tradizionale esposizione della raccolta di statuette da presepio dei secoli XVIII-XIX, acquisite nel 2007 sul mercato antiquario dalla Fondazione che ne ha scongiurato lo smembramento e la dispersione.

Le statuette, parte di un nucleo di settanta figure dei secoli XVIII-XIX, provengono da collezioni storiche bolognesi, in particolare da quelle della famiglia Baiesi e della famiglia Zacchia-Rondinini. In origine davano vita a diversi presepi, come indicano la varietà delle dimensioni, le differenti tecniche esecutive e l’oscillante profilo qualitativo.

Agli inizi del Novecento furono oggetto degli interventi critici pionieristici di Francesco Malaguzzi Valeri. Realizzate in terracotta da artisti bolognesi tra Settecento e Ottocento, sono rivestite da vivace e brillante policromia. Si sa che a questo genere di produzione, apparentemente minore, si applicarono anche importanti scultori e plasticatori, quali Giuseppe Maria Mazza, Angelo Piò e il figlio Domenico, Filippo Scandellari e Giacomo De Maria. A quest’ultimo, allievo di Antonio Canova a Roma, spetta la figura della Madonna posta di profilo che attira a sé il Bambino benedicente avvolgendolo circolarmente con le braccia.

Tra le caratteristiche presenze popolari che animano il presepio – in cui si muovono pastori, artigiani, contadini, massaie, angeli e zampognari, ma anche animali da cortile e bestie da soma – sono riconoscibili figure peculiari della tradizione bolognese, come il “dormiglione”.

Risaltano i re magi per il lusso sfrenato dei costumi esotici e le superbe cavalcature trattenute per le briglie dai paggi.

L’esposizione temporanea del folto complesso di statuette rimette straordinariamente in circolo un genere artistico nel quale si combinano brillantezze cromatiche, esotismi orientali ed eleganze settecentesche. Vi trovano inoltre rappresentazione i mestieri scomparsi dell’antico mondo contadino e pastorale, portati alla ribalta con inesauribile fantasia.


Informazioni sulla mostra

Statuette. Presepi storici della tradizione bolognese
Dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Apertura al pubblico
Mercoledì 22 dicembre 2021 dalle ore 15

Periodo di apertura
Da mercoledì 22 dicembre 2021 a domenica 9 gennaio 2022

Orari di apertura
martedì – venerdì ore 15-18
sabato, domenica e festivi (25 e 26 dicembre 2021; 1 e 6 gennaio 2022) ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Modalità di visita

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19
Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
La Certificazione verde, rilasciata dal Ministero della Salute, si può ottenere:
– dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi;
– dopo aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (viene emessa sia alla prima dose, sia al completamento del ciclo vaccinale);
– dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore.
Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://www.dgc.gov.it

L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti

È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su

A Casa Saraceni la mostra Luigi Vignali e Santo Stefano “qui dicitur Sancta Hjerusalem”. Iconografia del complesso delle ‘Sette chiese’

Si deve alla sensibilità di Catia Mantovan la donazione alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nel 2020, di ventisette grandi acquerelli dell’architetto Luigi Vignali dedicati al complesso bolognese di Santo Stefano detto delle Sette Chiese; rilevamenti architettonici con piante, sezioni trasversali e prospetti di quei suggestivi edifici, accompagnati dall’attenta descrizione di dettagli decorativi a volte estrapolati dal contesto e oggetto di specifica analisi formale.

Caratterizza i grandi pannelli il singolare connubio tra l’indagine tecnico-scientifica e una coltivata vena artistica che mette in luce la personalità di Luigi Vignali, studioso dell’architettura sacra bolognese, oltre che progettista di nuove chiese, e autore di scritti sul complesso stefaniano, sulla perduta cattedrale di San Pietro, sulla basilica di San Petronio di cui era Fabbriciere e sulle chiese di San Francesco e di Santa Maria dei Servi.

Alla genesi dei rilievi qui esposti sono sottesi tempi lunghi di riflessione che sfociarono nel volume Santo Stefano. Sanctum Stephanum qui dicitur santa Hjerusalem dato alle stampe dall’architetto nel 1991 per i tipi delle Edizioni Luigi Parma. Gli acquerelli e le piante vi sono illustrati a corredo del testo nel suggestivo itinerario sacro, tra chiese, cortile e chiostro, del complesso di Santo Stefano denso di enigmi e rinvii simbolici, nell’alternanza di spazi chiusi e aperti, penombre e improvvisi spiragli di luce.

I grandi pannelli costituiscono inoltre un’originale pagina critica, dal momento che Luigi Vignali se ne servì a sostegno della tesi che vede nel complesso stefaniano (nella sequenza caratterizzante della chiesa di Santo Stefano o del Santo Sepolcro a pianta centrale, voluta originariamente da san Petronio e ricostruita dall’abate Martino agli inizi dell’XI secolo, dell’annesso cortile di Pilato e infine della cappella della Croce, posti in rigoroso allineamento) la riproposizione intenzionale del modello gerosolimitano dell’Anastasis, dell’Atrium/Calvarium e del Martyrium, quanto meno a partire dai tempi dell’abate Martino.
E ciò in forza del confronto con le planimetrie dei luoghi santi di Gerusalemme.

Nel percorso della mostra i grandi pannelli di Vignali dialogano con la folta documentazione visiva sui radicali mutamenti che il complesso di Santo Stefano ha subìto nei secoli, in particolare con gli arditi restauri eseguiti negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, sotto la direzione dell’archeologo Giovanni Gozzadini affiancato da Raffaele Faccioli, e nei primi decenni del Novecento per iniziativa di Giulio Belvederi e di Edoardo Collamarini; demolizioni e stravolgimenti di inquietante rilevanza documentati grazie a dipinti e incisioni di Antonio Basoli, fotografie storiche di Pietro Poppi, disegni, acquerelli e stampe risalenti ai decenni tra Otto e Novecento, tutti appartenenti alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Luigi Vignali
(Bologna 1914-2008)

Il consiglio del noto architetto e decoratore Achille Casanova, dato al padre di Luigi Vignali ispettore delle ferrovie, salvò il giovane dall’iscrizione alle scuole tecnico-scientifiche cui sembrava destinato per decisione familiare. Questi poté quindi coltivare le proprie inclinazioni e frequentare l’Istituto Artistico allora unito all’Accademia di Belle Arti. Ebbe, tra i vari maestri, Giorgio Morandi, Silverio Montaguti, Cleto Tomba, Ferruccio Giacomelli, Giovanni Romagnoli.

Conseguita la maturità, passò al Biennio Speciale di Architettura presso la stessa Accademia e partecipò assiduamente agli incontri presso il Caffè San Pietro, luogo di ritrovo di architetti e artisti. Concluse gli studi a Firenze laureandosi in Architettura nell’anno accademico 1939-40, una volta superato il triennio di applicazione.

L’attività professionale svolta nell’arco di mezzo secolo decollò alla conclusione del secondo conflitto mondiale. A Bologna, selezionando tra i numerosi incarichi, si ricordano di sua progettazione il santuario di Borgo San Pietro, il complesso dell’Autostazione in collaborazione con Luigi Riguzzi, la Facoltà di Scienze Economiche in collaborazione con Enea Trenti e l’Istituto Enrico Fermi; cui si aggiunse, tra il 1981 e il 1987, la ristrutturazione del mengoniano palazzo di residenza della Cassa di Risparmio in Bologna.

Parallelamente svolse un’intensa attività didattica, fino al 1980, dapprima presso l’Istituto Tecnico Industriale Aldini Valeriani quindi presso l’Accademia di Belle Arti dove ricoprì anche la carica di Presidente.

È stato aggregato all’Accademia Clementina di Bologna e all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma.

Le sue ricerche approdarono numerose alle stampe. Si ricordano il volumetto Ricordi d’Accademia (1989) e le pubblicazioni sull’architettura religiosa bolognese, dal volume sul complesso di Santo Stefano (1991) a quelli sulle chiese di San Francesco (1996), di San Petronio (1996), di San Pietro (1997) e di Santa Maria dei Servi (1998); infine lo studio Dall’antica perduta cattedrale al San Petronio: l’evoluzione dell’architettura sacra a Bologna (2002).

Concluse l’esistenza nel 2008.

Vignali e i restauri storici del complesso di Santo Stefano detto delle ‘Sette chiese’

Le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna conservano materiali iconografici unici, capaci di raccontare più di due secoli di trasformazioni del complesso di Santo Stefano, uno dei luoghi più antichi e venerati di Bologna.

Tra i materiali più significativi vi sono senza dubbio le stampe provenienti dal volume Cento vedute pittoresche della città di Bologna tratte dai quadri a olio dipinti dal vero da Antonio Basoli, pubblicato nel 1833. Raffrontando queste acquetinte con le fotografie degli interni, realizzate allo scadere del XIX secolo da Pietro Poppi, è possibile ricostruire la complessità del monumento, quando la sua origine tardo antica era ancora celata da altari, dipinti, paramenti e decorazioni barocche.

È nel fermento post-unitario, dominato dal desiderio di restituire ai principali monumenti cittadini l’aspetto che essi dovevano avere in epoca comunale, che l’attenzione di diverse istituzioni locali, tra cui la Regia Deputazione di Storia Patria presieduta dal conte archeologo Giovanni Gozzadini, si concentra sul complesso di Santo Stefano dando avvio, tra il 1876 e il 1894, alla prima grande campagna di restauri, condotta dall’ingegnere Raffaele Faccioli, che riguarderà principalmente la chiesa del Santo Sepolcro e quella dei Santi Vitale e Agricola, oltre al cortile di Pilato.

Le fotografie realizzate da Pietro Poppi tra il 1870 e i primi decenni del secolo successivo rendono evidente il progredire di una pratica di restauro che, smantellando e demolendo sistematicamente tutte le addizioni e le superfetazioni cinque-sei-settecentesche, non si esimeva anche dall’inventare ex novo, per analogia, desumendoli da modelli simili, elementi architettonici e decorativi precedentemente inesistenti.

A partire dagli inizi del XX secolo il complesso abbaziale è al centro di un rinnovato interesse conservativo che si concretizza nella seconda campagna di restauri, svoltasi tra il 1919 e il 1927, sotto la direzione di Edoardo Collamarini, affiancato da monsignor Giulio Belvederi. I restauri – o per meglio dire la “riprogettazione” – giunsero progressivamente a investire l’intero complesso abbaziale coinvolgendo la chiesa della Trinità, quella della Croce con sottostante la cripta e infine il chiostro benedettino.

Anche le ardite trasformazioni avvenute in seguito a questa campagna sono ricostruibili grazie al supporto iconografico di cui si dispone: dipinti, acquerelli, chine e fotografie eseguiti da artisti più o meno noti. A questi materiali si aggiungono ora le ventisette grandi tavole dell’architetto Luigi Vignali, recentemente entrate a fare parte delle Collezioni. Nate in seguito ad una campagna di studi pluridecennali condotti sulle Sette chiese per dimostrarne l’originaria similitudine col Santo Sepolcro realizzato a Gerusalemme, giungono a colmare una lacuna sull’aspetto attuale del santuario.

Informazioni sulla mostra

Luigi Vignali e Santo Stefano “qui dicitur Sancta Hjerusalem”
Iconografia del complesso delle ‘Sette chiese’

a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
Da venerdì 22 ottobre a domenica 12 dicembre 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi: 1 novembre e 8 dicembre ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Modalità di visita

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19
Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
La Certificazione verde, rilasciata dal Ministero della Salute, si può ottenere:
– dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi;
– dopo aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (viene emessa sia alla prima dose, sia al completamento del ciclo vaccinale);
– dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore.
Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://www.dgc.gov.it

È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su

“Invito a Palazzo” XX edizione, sabato 2 ottobre visite guidate con il curatore mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi”

Sabato 2 ottobre è partita la XX edizione di Invito a Palazzo, la manifestazione promossa dall’Abi – in collaborazione con l’Acri – che ogni anno, per un’intera giornata, mette in mostra opere d’arte e capolavori conservati nelle sedi storiche e moderne delle Banche e delle Fondazioni di origine bancaria. Fino al 9 ottobre l’esperienza continua in forma digitale con podcast, eventi live streaming, video e visite virtuali sui portali delle Banche, delle Fondazioni e della Banca d’Italia. Tutti i contributi digitali sono presenti sul sito della manifestazione (http://palazzi.abi.it) e su Muvir.eu (www.muvir.eu), il museo digitale delle banche in Italia.

La manifestazione ha il patrocinio della Commissione Italiana Nazionale per l’Unesco, del Ministero della Cultura e del Ministero del Turismo, e si inserisce nell’ambito degli interventi promossi dal settore bancario per valorizzare il patrimonio artistico nazionale a sostegno della cultura quale motore di sviluppo per il Paese.

Anche la nostra Fondazione, come ogni anno, partecipa alla manifestazione aprendo in via straordinaria sabato 2 ottobre dalle ore 10 alle ore 18 le sale espositive della sede di Palazzo Saraceni, ritenuto uno degli edifici più interessanti del Rinascimento a Bologna tra XV e XVI secolo.

In particolare, alle ore 11 e alle ore 17 (senza obbligo di prenotazione), i visitatori sono stati guidati da Angelo Mazza, Conservatore delle Raccolte d’Arte della Fondazione, alla scoperta della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi (prorogata fino al 17 ottobre 2021) che attraverso i dipinti delle Collezioni della Fondazione ripercorre il Settecento bolognese nella storia della pittura.

Quest’anno Invito a Palazzo festeggia venti anni di storia: un anniversario importante per un progetto di successo che nel tempo è divenuto un appuntamento imprescindibile. I visitatori possono accedere agli straordinari patrimoni artistici e architettonici, agli arredi e alle opere d’arte di ogni epoca, custoditi e tutelati dalle Banche operanti in Italia e dalle Fondazioni nelle proprie sedi con un semplice clic, navigando sui siti delle banche e delle fondazioni, sul sito della manifestazione, su quello del Muvir e sul sito della Banca d’Italia.

A questi contenuti si possono affiancare concerti, incontri con curatori e artisti, attività dedicate ai più piccoli. Laddove è possibile, con il rispetto delle misure di sicurezza e distanziamento, ci sono aperture dal vivo.

Invito a Palazzo 2021 si svolge da sabato 2 ottobre a sabato 9 ottobre.

L’elenco completo dei palazzi che partecipano all’iniziativa è disponibile sul sito http://palazzi.abi.it e sulla piattaforma www.muvir.eu

Invito a Palazzo è inoltre presente su Facebook, Instagram e Twitter.

Prorogata fino al 17 ottobre 2021 la mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Con la riapertura della sede di Casa Saraceni dopo la pausa estiva, è stata prorogata fino al 17 ottobre 2021 l’apertura della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

In seguito all’entrata in vigore del Decreto-Legge n. 105/2021, per accedere alla mostra di Casa Saraceni sarà obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19. La verifica della certificazione avviene all’ingresso delle sale espositive tramite esibizione del Green pass in formato digitale o cartaceo insieme a un documento di riconoscimento valido. A tutela della privacy i dati personali del titolare non vengono registrati ma soltanto letti, tramite l’App nazionale VerificaC19.

Restano confermati i giorni di apertura, da martedì a domenica, con ingresso libero, e tutte le misure di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza.

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di proroga
da martedì 24 agosto a domenica 17 ottobre 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Aperture straordinarie

  • sabato 2 ottobre 2021 in occasione della XX edizione di Invito a Palazzo – Arte e storia nelle banche e nelle fondazioni di origine bancaria con visite guidate alle ore 11 e ore 17 a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo
  • lunedì 4 ottobre 2021 ore 10-18

Modalità di visita

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19
Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
La Certificazione verde, rilasciata dal Ministero della Salute, si può ottenere:
– dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi;
– dopo aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (viene emessa sia alla prima dose, sia al completamento del ciclo vaccinale);
– dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore.
Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://www.dgc.gov.it

L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti

È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su

È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

Nuove visite esclusive con il curatore della mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Diverse novità in programma con l’inizio di luglio, ultimo mese di apertura della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo:

  • mercoledì 7 e giovedì 8 luglio per motivi organizzativi la mostra resterà chiusa al pubblico;
  • sabato 10 luglio alle 11 nuova visita guidata esclusiva con Angelo Mazza, curatore della mostra e conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione;
  • venerdì 16 luglio alle 17 nuova visita guidata esclusiva con Angelo Mazza, curatore della mostra e conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione.

Nel rispetto dei limiti di capienza imposti dalle norme di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza, la partecipazione alle visite esclusive del 10 e 16 luglio è consentita fino ad un massimo di 20 persone, previa prenotazione (o cancellazione della prenotazione) telefonica allo 051 2754477.


Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
da martedì 4 maggio a venerdì 30 luglio 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Modalità di visita

  • È obbligatorio firmare il modulo di autocertificazione prima dell’ingresso
  • L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti
  • È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su
  • È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti
  • Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

Visite esclusive con il curatore della mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Con il permanere della Regione Emilia-Romagna classificata in fascia gialla e in conformità al Decreto-Legge 18 maggio 2021 n. 65, decade l’obbligo di prenotazione per accedere alla mostra allestita dalla Fondazione nella sede di Casa Saraceni (via Farini 15, Bologna), riaperta al pubblico da martedì a domenica, con ingresso libero.

A partire dal mese di giugno, la Fondazione ha organizzato tre nuove occasioni per visitare la mostra:

  • mercoledì 2 giugno per la Festa della Repubblica l’apertura straordinaria con orario continuato 10-18;
  • giovedì 3 giugno alle 17 visita guidata esclusiva con Angelo Mazza, curatore della mostra e conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione;
  • giovedì 10 giugno alle 17 visita guidata esclusiva con Angelo Mazza, curatore della mostra e conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione.

Nel rispetto dei limiti di capienza imposti dalle norme di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza, la partecipazione alle visite esclusive del 3 e 10 giugno è consentita fino ad un massimo di 12 persone, previa prenotazione (o cancellazione della prenotazione) telefonica allo 051 2754477 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 15-18).


Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
da martedì 4 maggio a venerdì 30 luglio 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Apertura straordinaria
2 giugno
ore 10-18

Modalità di visita

  • È obbligatorio firmare il modulo di autocertificazione prima dell’ingresso
  • L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti
  • È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su
  • È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti
  • Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

Riapre la mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Con la riclassificazione della Regione Emilia-Romagna in fascia gialla, la Fondazione Carisbo riapre al pubblico le sale espositive della sede di Casa Saraceni (via Farini 15, Bologna) a partire da martedì 4 maggio 2021, nel rispetto delle misure di sicurezza vigenti.

Restano confermati i giorni di apertura, da martedì a domenica, con ingresso libero. In particolare, sarà obbligatoria la prenotazione nelle giornate di sabato, domenica e festivi infrasettimanali (entro le 48 ore precedenti la visita), telefonando allo 051 2754477 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 15-18) oppure scrivendo all’indirizzo carolina.crovarapescia@fondazionecarisbo.it. Gli stessi recapiti valgono anche per la cancellazione della prenotazione.

La Fondazione provvederà alla conferma della prenotazione tramite e-mail, da presentare all’ingresso in mostra, con indicato il giorno e l’orario di visita.

Rimangono confermate tutte le misure di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza.

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
da martedì 4 maggio a venerdì 30 luglio 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Prenotazione obbligatoria
entro le 48 ore precedenti la visita: 051 2754477 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 15-18); carolina.crovarapescia@fondazionecarisbo.it
sabato, domenica e festivi

Ingresso libero

Apertura straordinaria
2 giugno
ore 10-18

Modalità di visita

  • È obbligatorio firmare il modulo di autocertificazione prima dell’ingresso
  • L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti
  • È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su
  • È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti
  • Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante