Dal 20 dicembre 2022 a Casa Saraceni riapre al pubblico la mostra “Settanta opere di Ugo Guidi”. La donazione Barbara Buldrini

Dal 20 dicembre 2022 fino al 5 febbraio 2023 riapre al pubblico la mostra che prende origine dalla donazione di settanta opere di Ugo Guidi, tutte esposte nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo, da parte di Barbara Buldrini, nipote dell’artista.

Donazione avvenuta nel 2021 e composta da dipinti ad olio, sculture, fusioni in bronzo, pastelli, acquerelli, chine acquerellate e incisioni che documentano l’intero arco produttivo di Ugo Guidi, dal 1940 (Bambinetta seduta, olio su tavola) al 2003 (Nudino seduto, gessetto su carta).

Aperture straordinarie per ART CITY Bologna 2023

Sabato 4 febbraio e domenica 5 febbraio 2023 per l’undicesima edizione di ART CITY Bologna – il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera – la mostra resterà aperta al pubblico in via straordinaria: sabato 4 febbraio fino alle ore 23 per l’ART CITY White Night, domenica 5 febbraio fino alle ore 19.

Ugo Guidi
(Comacchio, 1923 – Bologna, 2007)

È lo stesso Guidi a ricordare come fosse stato conquistato dalla pittura in giovane età seguendo il padre che per diletto andava a dipingere alla Darsena di Ferrara e al parco del Montagnone, sulle mura, insieme ad un amico con il quale poi si ritrovava nella propria abitazione di via Frescobaldi a Ferrara.

Con il trasferimento della famiglia a Bologna, il ragazzo fece ingresso nel Liceo artistico. Fu quindi ammesso al corso di decorazione nell’Accademia di Belle Arti dove incontrò maestri che incisero sulla sua formazione: Alfredo Protti, Cleto Tomba, Nino Bertocchi, Ercole Drei e altri invece estranei all’ambiente accademico, come Alessandro Cervellati, frequentati al Caffè San Pietro in via Indipedenza, animato ritrovo di artisti. La guerra interruppe gli studi e lo allontanò da Bologna. Ma il giovane non abbandonò la pratica del disegno e in quel periodo realizzò qualche “appunto a pastello e a matita”; “modesti saggi”, a suo dire, che, sottoposti a Giovanni Romagnoli e a Giorgio Morandi negli sporadici contatti bolognesi, gli procurarono “passaggi ad honorem”. Il ritorno a Bologna rinsaldò i rapporti con Alfredo Protti che sarebbe scomparso poco dopo, nel 1949, e soprattutto con Giovanni Romagnoli, suoi autentici maestri.

Conseguito il diploma, restò in Accademia come assistente volontario fino al 1952, quando ottenne la cattedra al Liceo artistico. Si dedicò ininterrottamente all’insegnamento, che abbandonò solo nel 1982, alla soglia dei sessant’anni.

La sua produzione fu notevole, caratterizzata da straordinaria versatilità; così come assoluta fu la sua fedeltà alla tradizione figurativa nel solco della pittura di Alfredo Protti, di Guglielmo Pizzirani e di Giovanni Romagnoli, grazie ai solidi studi accademici e all’assidua pratica del disegno con i quali acquisì il pieno dominio degli strumenti della professione.

Nel 1952 ricevette l’incarico di decorare il palazzo delle Poste di Reggio Emilia con due pitture murali che lo impegnarono per un paio di anni. A quel decennio risalgono le due pale d’altare per la chiesa di Cristo Re di Bolzano, la Santa Teresa della chiesa di San Martino a Bologna e altre opere di destinazione ecclesiastica, tra le quali cartoni per mosaici.

Virtuoso del pennello grazie a un talento innato che lo predispose alla “bella pittura”, sperimentò diverse tecniche e si dedicò per tutta la vita al disegno esercitandosi nell’uso dei pastelli e dei gessetti. La prodigiosa serie degli acquerelli mostra una speciale abilità nella costruzione della figura attraverso liquide stesure di luci e ombre di immediata naturalezza.

Celebri sono i potenti nudi femminili impostati in arditi scorci accademici, moderne Veneri della tradizione classica. Consapevole degli esiti mirabili della sua pittura nella resa mimetica della realtà, si dedicò con passione anche al paesaggio e alla natura morta con esiti atmosferici di sapienza barocca, così come si specializzò nel ritratto sovrapponendo alla scontata riconoscibilità del modello la studiata caratterizzazione psicologica. Così è, tra gli altri, nel Ritratto del padre del 1947 e nel Ritratto di bimbo in costume degli anni Sessanta. Né l’artista tralasciò la grafica, facendo uso delle diverse espressioni (in più occasioni ebbe a dire: “matrici e stampe sono tutte di mia personale esecuzione”).

Informazioni sulla mostra

Settanta opere di Ugo Guidi
Figure, ritratti, paesaggi, nature morte
La donazione Barbara Buldrini

a cura di Angelo Mazza con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
20 dicembre 2022 – 5 febbraio 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi (25 e 26 dicembre 2022; 1 e 6 gennaio 2023) ore 10-18
sabato 4 febbraio 2023 ore 10-23 ART CITY White Night
domenica 5 febbraio 2023 ore 10-19
lunedì chiuso

Ingresso libero

Apertura straordinaria con visite guidate di Casa Saraceni per l’undicesima edizione delle Giornate FAI d’Autunno

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.

A Bologna la Delegazione FAI aprirà le porte di alcuni luoghi unici per bellezza e valore sul territorio, tra cui la nostra sede di Casa Saraceni (Via Farini 15, orari di apertura: sabato 15 e domenica 16, dalle ore 10 alle ore 18 – ultimo turno visita 17,30; sabato 15 alle ore 14 visita riservata agli abbonati Card Cultura con prenotazione obbligatoria). Palazzo collocato nel pieno centro storico di Bologna, è considerato uno fra gli edifici di maggiore interesse che il Rinascimento cittadino abbia prodotto verso la fine del secolo XV. La storica residenza fu edificata per volere della nobile famiglia Saraceni e ospita oggi la sede della Fondazione. La visita del Palazzo permetterà di scoprire un edificio giunto, nella sua composizione architettonica complessiva, pressoché intatto dal 1500.

Da non perdere la possibilità di visitare anche Palazzo Vassè Pietramellara (Via Farini 14, orari di apertura: sabato 15 e domenica 16, dalle ore 10,00 alle ore 18,00 – ultimo turno visita 17,30) che si trova accanto all’attuale Galleria Cavour e ospita splendidi salone affrescati e una particolare quanto rara Meridiana interna. Per la sua eccezionalità l’apertura di questo palazzo è stata riservata agli iscritti FAI come segno di ringraziamento speciale al loro sostegno fondamentale.

Ancora, Palazzo Lambertini Taruffi edificio cinquecentesco di grande rilievo storico e artistico che ospita dal 1908 lo storico Liceo Classico M. Minghetti e racchiude secoli di storia patrizia e borghese della nostra città (Via N. Sauro 18, orari di apertura: sabato 15 dalle 15,00 alle 18,00 e domenica 16 dalle 10,00 alle 18,00 – ultimo turno visita 17,30).

Per consentire la massima partecipazione a questo speciale evento di piazza la Delegazione FAI di Bologna ha deciso di consentire, come è sempre avvenuto storicamente nelle Giornate del FAI, l’accesso a questi tre beni senza previa prenotazione ma con la possibilità di mettersi in fila e partecipare alle visite in gruppi di visita gestiti dai volontari del FAI e dagli studenti coinvolti nel progetto Apprendisti Ciceroni (come accade nello specifico a Palazzo Lambertini Taruffi dove saranno gli studenti del Liceo Minghetti a narrare la storia del palazzo che quotidianamente li ospita nel loro percorso di formazione scolastica).

Sempre a Bologna si segnala una apertura molto speciale: la Chiesa ortodossa di San Basilio il Grande. In questo luogo il Gruppo FAI Ponte tra Culture di Bologna accoglierà i visitatori alla scoperta un piccolo scrigno di tesori che coniuga al suo interno elementi della tradizione orientale ortodossa ed elementi della tradizione barocca occidentale. Visite su prenotazione agli orari indicati sul sito di Giornate FAI d’Autunno 2022.

Tantissime sono inoltre le aperture che coinvolgono tutto il territorio della Città Metropolitana di Bologna.

Non solo splendidi palazzi ma anche itinerari naturalistici unici per le loro caratteristiche: è il caso delle Grotte di Labante a Castel D’Aiano, apertura a cura del Gruppo FAI Appennino Bolognese che prevede un vero e proprio viaggio nella natura: una bellissima cascata e il suo laghetto nascondono 2 grotte, la “Grotta dei Tedeschi” e la “Grotta di Labante”, la grotta primaria nei travertini più grande in Italia (orari: sabato 15 e domenica 16, dalle 9:30 alle 16:30 senza necessità di prenotazione).

Dall’appennino si passa poi alla pianura con due importanti aperture nel territorio del Comune di San Giovanni in Persiceto a cura del Gruppo FAI Pieve di Cento: la Chiesa della Madonna della Cintura a San Giovanni in Persiceto, con visita delle Chiese della Madonna della Cintura e, a seguire, del Crocifisso (orari: domenica 16, dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 su prenotazione dal sito di Giornate FAI d’Autunno 2022) e il Museo d’Arte Sacra e Quadreria Civica di San Giovanni in Persiceto, ospitato nell’edificio seicentesco della Canonica della Collegiata e che raccoglie incredibili opere pittoriche della Scuola Bolognese, prodotti tra il XV e XIX secolo (Orari: sabato 15, dalle ore 14:30 alle ore 17:30 e domenica 16, dalle ore 10:30 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 18:30 su prenotazione dal sito di Giornate FAI d’Autunno 2022).

Spostandoci a Imola troviamo un’altra apertura eccezionale a cura del Gruppo FAI Imola Dozza e Valle del Santerno. Si tratta del Palazzo comunale della città di Imola, molto noto anche per gli interventi dell’Arch. Cosimo Morelli, luogo che per eccellenza rappresenta la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità e che si svela al pubblico in tutta la sua bellezza (orari: sabato 15, dalle ore 14:30 alle ore 18:30 e domenica 16, dalle ore 8:30 alle ore 18:30 senza prenotazione). Proprio in considerazione dell’importanza dell’apertura una delle visite sarà curata proprio dal Sindaco di Imola (su prenotazione, disponibilità sul sito di Giornate FAI d’Autunno 2022).

Sono ben tre, e tutte di grande interesse, le aperture a cura del Gruppo FAI Savena Idice Sillaro che vanno a completare l’ampio programma di queste Giornate FAI d’Autunno 2022. Nel Comune di Medicina potranno essere oggetto di visita (su prenotazione dal sito di Giornate FAI d’Autunno 2022) l’Osservatorio astronomico che ospita due importanti radiotelescopi: la grande Croce del Nord, in funzione dal 1964, e una antenna parabolica da 32 metri di diametro, aggiunta al sistema nel 1983 (orari: sabato 15 e domenica 16, dalle ore 10,00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18,00) e le Ville Simoni Pasi e Modoni Gennari, che vi faranno conoscere il progetto di urbanizzazione tardo settecentesca di Medicina (orari: sabato 15 e domenica 16, dalle ore 15:00 alle ore 18,00). A Castel San Pietro è invece aperta la splendida Villa La Riniera, edificio di impianto cinquecentesco del quale sarà possibile ammirare anche l’incredibile circostante parco storico con essenze arboree ad alto fusto (Orari: sabato 15 e domenica 16 dalle ore 10,00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 18,00 senza necessità di prenotazione).

Le Giornate FAI d’Autunno si svolgono nell’ambito della campagna di raccolta fondi Ricordiamoci di salvare l’Italia che il FAI organizza nel mese di ottobre e si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Sarà possibile inoltre sostenere la Fondazione con l’iscrizione annuale, online o in piazza in occasione dell’evento, un gesto concreto in difesa del patrimonio d’arte e natura italiano. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutte le aperture e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Per l’elenco completo dei luoghi visitabili e le modalità di partecipazione consultare il sito di Giornate FAI d’Autunno 2022.

A Casa Saraceni la mostra “Settanta opere di Ugo Guidi”. La donazione Barbara Buldrini

Settanta opere di Ugo Guidi

Aperta al pubblico la mostra che prende origine dalla donazione di settanta opere di Ugo Guidi, tutte esposte nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo, da parte di Barbara Buldrini, nipote dell’artista.

Donazione avvenuta nel 2021 e composta da dipinti ad olio, sculture, fusioni in bronzo, pastelli, acquerelli, chine acquerellate e incisioni che documentano l’intero arco produttivo di Ugo Guidi, dal 1940 (Bambinetta seduta, olio su tavola) al 2003 (Nudino seduto, gessetto su carta).

Il 1° ottobre apertura straordinaria in occasione di Invito a Palazzo

Sabato 1° ottobre Casa Saraceni ha aperto al pubblico in via straordinaria, in occasione della XXI edizione di Invito a Palazzo, manifestazione annuale promossa e organizzata dall’Abi – Associazione Bancaria Italiana, in collaborazione con Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, che prevede ogni primo sabato del mese di ottobre l’apertura delle sedi storiche degli Istituti associati, offrendo la possibilità di visitare i palazzi generalmente non aperti al pubblico e trasformati, nell’occasione, in spazi museali liberamente aperti ai cittadini, agli appassionati e ai turisti. Angelo Mazza, curatore della mostra e Conservatore delle Collezioni d’Arte della Fondazione, ha accompagnato il pubblico con visite guidate alle ore 10.30 e alle ore 17 (senza prenotazione) nei diversi ambienti del palazzo, ritenuto uno degli edifici più interessanti del Rinascimento a Bologna tra XV e XVI secolo, illustrando le decorazioni murali e le più importanti opere d’arte alle pareti, di epoche diverse.

Ugo Guidi
(Comacchio, 1923 – Bologna, 2007)

È lo stesso Guidi a ricordare come fosse stato conquistato dalla pittura in giovane età seguendo il padre che per diletto andava a dipingere alla Darsena di Ferrara e al parco del Montagnone, sulle mura, insieme ad un amico con il quale poi si ritrovava nella propria abitazione di via Frescobaldi a Ferrara.

Con il trasferimento della famiglia a Bologna, il ragazzo fece ingresso nel Liceo artistico. Fu quindi ammesso al corso di decorazione nell’Accademia di Belle Arti dove incontrò maestri che incisero sulla sua formazione: Alfredo Protti, Cleto Tomba, Nino Bertocchi, Ercole Drei e altri invece estranei all’ambiente accademico, come Alessandro Cervellati, frequentati al Caffè San Pietro in via Indipedenza, animato ritrovo di artisti. La guerra interruppe gli studi e lo allontanò da Bologna. Ma il giovane non abbandonò la pratica del disegno e in quel periodo realizzò qualche “appunto a pastello e a matita”; “modesti saggi”, a suo dire, che, sottoposti a Giovanni Romagnoli e a Giorgio Morandi negli sporadici contatti bolognesi, gli procurarono “passaggi ad honorem”. Il ritorno a Bologna rinsaldò i rapporti con Alfredo Protti che sarebbe scomparso poco dopo, nel 1949, e soprattutto con Giovanni Romagnoli, suoi autentici maestri.

Conseguito il diploma, restò in Accademia come assistente volontario fino al 1952, quando ottenne la cattedra al Liceo artistico. Si dedicò ininterrottamente all’insegnamento, che abbandonò solo nel 1982, alla soglia dei sessant’anni.

La sua produzione fu notevole, caratterizzata da straordinaria versatilità; così come assoluta fu la sua fedeltà alla tradizione figurativa nel solco della pittura di Alfredo Protti, di Guglielmo Pizzirani e di Giovanni Romagnoli, grazie ai solidi studi accademici e all’assidua pratica del disegno con i quali acquisì il pieno dominio degli strumenti della professione.

Nel 1952 ricevette l’incarico di decorare il palazzo delle Poste di Reggio Emilia con due pitture murali che lo impegnarono per un paio di anni. A quel decennio risalgono le due pale d’altare per la chiesa di Cristo Re di Bolzano, la Santa Teresa della chiesa di San Martino a Bologna e altre opere di destinazione ecclesiastica, tra le quali cartoni per mosaici.

Virtuoso del pennello grazie a un talento innato che lo predispose alla “bella pittura”, sperimentò diverse tecniche e si dedicò per tutta la vita al disegno esercitandosi nell’uso dei pastelli e dei gessetti. La prodigiosa serie degli acquerelli mostra una speciale abilità nella costruzione della figura attraverso liquide stesure di luci e ombre di immediata naturalezza.

Celebri sono i potenti nudi femminili impostati in arditi scorci accademici, moderne Veneri della tradizione classica. Consapevole degli esiti mirabili della sua pittura nella resa mimetica della realtà, si dedicò con passione anche al paesaggio e alla natura morta con esiti atmosferici di sapienza barocca, così come si specializzò nel ritratto sovrapponendo alla scontata riconoscibilità del modello la studiata caratterizzazione psicologica. Così è, tra gli altri, nel Ritratto del padre del 1947 e nel Ritratto di bimbo in costume degli anni Sessanta. Né l’artista tralasciò la grafica, facendo uso delle diverse espressioni (in più occasioni ebbe a dire: “matrici e stampe sono tutte di mia personale esecuzione”).

Informazioni sulla mostra

Settanta opere di Ugo Guidi
Figure, ritratti, paesaggi, nature morte
La donazione Barbara Buldrini

a cura di Angelo Mazza con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
22 settembre – 11 dicembre 2022
20 dicembre 2022 – 5 febbraio 2023

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi (4 ottobre; 1 novembre; 8, 25 e 26 dicembre 2022; 1 e 6 gennaio 2023) ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Prorogata fino al 5 giugno a Casa Saraceni la mostra dedicata a Francesco Giuliari “Le cose non stanno che a ricordare”

Prorogata fino al 5 giugno 2022 nelle sale espositive di Casa Saraceni, sede della Fondazione Carisbo (via Farini 15, Bologna), l’apertura al pubblico della mostra che nasce dal gesto generoso della moglie di Francesco Giuliari, Laura Coppi Giuliari, la quale ha donato alla Fondazione ventiquattro dipinti, distribuiti tra il 1968 e il 2008, e quarantacinque incisioni che bene illustrano la produzione dell’artista.

Si tratta di una donazione che trova motivazione nei forti legami di Francesco Giuliari con la città di Bologna, dove ha abitato a lungo e dove ha frequentato il Dams laureandosi nell’anno accademico 1975-1976.

La Fondazione Carisbo ha dato alle stampe il catalogo dei dipinti donati e preannuncia una seconda esposizione dedicata esclusivamente alla grafica, con la pubblicazione del catalogo generale della produzione di Francesco Giuliari in questo specifico settore dell’espressione artistica.

La mostra prorogata sarà quindi visitabile anche dal 7 al 15 maggio 2022 in occasione della decima edizione di ART CITY Bologna, il progetto di alleanza culturale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere per affiancare con mostre, eventi e iniziative speciali l’annuale svolgimento di Arte Fiera e proporre un’originale esplorazione di musei e luoghi d’arte in città.

Sabato 14 maggio è in programma per l’ART CITY White Night un’apertura straordinaria con orario continuato 10-23.

Il programma completo di ART CITY Bologna 2022 è disponibile sul sito artcity.bologna.it.

Francesco Giuliari
(Verona, 1929 – Forlì, 2010)

Francesco Giuliari nasce a Verona. Frequenta il collegio dei Salesiani e, ottenuta la maturità classica, parte come volontario nell’esercito per la Somalia. La guerra è da poco finita e presso il Protettorato italiano, insieme ad una banda di dubat, pattuglia gli ancora fragili confini somali. Rimane in Africa una decina d’anni, dove – racconta – ha disegnato moltissimo; ma nulla è rimasto.

Al ritorno a Verona si iscrive al Liceo Artistico e frequenta lo studio del pittore Dino Lanaro. A quel periodo risalgono probabilmente i due paesaggi qui esposti, tra le rare opere giovanili superstiti. Apprende contemporaneamente la tecnica dell’incisione all’acquaforte. Ottiene la cattedra al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti Cignaroli dove insegnerà per oltre vent’anni Storia dell’arte e tecniche pittoriche.

Nel 1971 torna studente: si iscrive al Dams appena fondato e si trasferisce a Bologna. Si laurea nel 1976 con una tesi sulla pittura caravaggesca a Verona. È un periodo felice e fecondo durante il quale lentamente mette a punto il linguaggio che caratterizzerà il suo stile pittorico. Rimanendo estraneo al circuito ufficiale del mercato, dipinge su commissione ritratti o nature morte disseminati di enigmi da decodificare, ricordi personali, citazioni e allusioni tratte dall’arte, dalla storia, dalla filosofia, dalla letteratura.

È socio fondatore dell’AIER, Associazione Incisori Emiliano Romagnoli (oggi ALI). Le sue opere nascono da una lunga gestazione, un periodo di riflessioni, letture e approfondimenti. L’esecuzione invece è rapida, realizzata di getto, senza un disegno preparatorio.

Nel 2001 si trasferisce a Forlì. Qui continua a dipingere e incidere fino al 2008 quando una malattia agli occhi lo conduce progressivamente alla cecità. “Post caecitatem” sono infatti sottoscritti i suoi ultimi lavori. Impossibilitato a dipingere si dedica alla poesia. Non amava le biografie, ricorda la moglie. A chi gliele chiedeva era solito rispondere con la poesia di un’amica, Daria Menicanti, che invita il lettore a non indugiare sui fatti privati, ma ad osservare le opere. Muore nel 2010.

Informazioni sulla mostra

Francesco Giuliari
“Le cose non stanno che a ricordare”

a cura di Angelo Mazza e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
Da venerdì 14 gennaio a domenica 5 giugno 2022

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi: 17, 18, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno ore 10-18
lunedì chiuso

Apertura straordinaria
ART CITY White Night 14 maggio ore 10-23

Ingresso libero

Modalità di visita

  • Dal 1° aprile 2022, in applicazione del Decreto Legge n. 24 del 24 marzo 2022, che stabilisce la fine dello Stato di emergenza, per accedere a mostre, musei e altri luoghi della cultura non è più obbligatorio essere in possesso del Green pass (né “rafforzato” né base). Per maggiori informazioni https://cultura.gov.it/comunicato/22550
  • L’uso della mascherina nelle sale espositive è fortemente consigliato

A Casa Saraceni la mostra Luigi Vignali e Santo Stefano “qui dicitur Sancta Hjerusalem”. Iconografia del complesso delle ‘Sette chiese’

Si deve alla sensibilità di Catia Mantovan la donazione alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nel 2020, di ventisette grandi acquerelli dell’architetto Luigi Vignali dedicati al complesso bolognese di Santo Stefano detto delle Sette Chiese; rilevamenti architettonici con piante, sezioni trasversali e prospetti di quei suggestivi edifici, accompagnati dall’attenta descrizione di dettagli decorativi a volte estrapolati dal contesto e oggetto di specifica analisi formale.

Caratterizza i grandi pannelli il singolare connubio tra l’indagine tecnico-scientifica e una coltivata vena artistica che mette in luce la personalità di Luigi Vignali, studioso dell’architettura sacra bolognese, oltre che progettista di nuove chiese, e autore di scritti sul complesso stefaniano, sulla perduta cattedrale di San Pietro, sulla basilica di San Petronio di cui era Fabbriciere e sulle chiese di San Francesco e di Santa Maria dei Servi.

Alla genesi dei rilievi qui esposti sono sottesi tempi lunghi di riflessione che sfociarono nel volume Santo Stefano. Sanctum Stephanum qui dicitur santa Hjerusalem dato alle stampe dall’architetto nel 1991 per i tipi delle Edizioni Luigi Parma. Gli acquerelli e le piante vi sono illustrati a corredo del testo nel suggestivo itinerario sacro, tra chiese, cortile e chiostro, del complesso di Santo Stefano denso di enigmi e rinvii simbolici, nell’alternanza di spazi chiusi e aperti, penombre e improvvisi spiragli di luce.

I grandi pannelli costituiscono inoltre un’originale pagina critica, dal momento che Luigi Vignali se ne servì a sostegno della tesi che vede nel complesso stefaniano (nella sequenza caratterizzante della chiesa di Santo Stefano o del Santo Sepolcro a pianta centrale, voluta originariamente da san Petronio e ricostruita dall’abate Martino agli inizi dell’XI secolo, dell’annesso cortile di Pilato e infine della cappella della Croce, posti in rigoroso allineamento) la riproposizione intenzionale del modello gerosolimitano dell’Anastasis, dell’Atrium/Calvarium e del Martyrium, quanto meno a partire dai tempi dell’abate Martino.
E ciò in forza del confronto con le planimetrie dei luoghi santi di Gerusalemme.

Nel percorso della mostra i grandi pannelli di Vignali dialogano con la folta documentazione visiva sui radicali mutamenti che il complesso di Santo Stefano ha subìto nei secoli, in particolare con gli arditi restauri eseguiti negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, sotto la direzione dell’archeologo Giovanni Gozzadini affiancato da Raffaele Faccioli, e nei primi decenni del Novecento per iniziativa di Giulio Belvederi e di Edoardo Collamarini; demolizioni e stravolgimenti di inquietante rilevanza documentati grazie a dipinti e incisioni di Antonio Basoli, fotografie storiche di Pietro Poppi, disegni, acquerelli e stampe risalenti ai decenni tra Otto e Novecento, tutti appartenenti alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Luigi Vignali
(Bologna 1914-2008)

Il consiglio del noto architetto e decoratore Achille Casanova, dato al padre di Luigi Vignali ispettore delle ferrovie, salvò il giovane dall’iscrizione alle scuole tecnico-scientifiche cui sembrava destinato per decisione familiare. Questi poté quindi coltivare le proprie inclinazioni e frequentare l’Istituto Artistico allora unito all’Accademia di Belle Arti. Ebbe, tra i vari maestri, Giorgio Morandi, Silverio Montaguti, Cleto Tomba, Ferruccio Giacomelli, Giovanni Romagnoli.

Conseguita la maturità, passò al Biennio Speciale di Architettura presso la stessa Accademia e partecipò assiduamente agli incontri presso il Caffè San Pietro, luogo di ritrovo di architetti e artisti. Concluse gli studi a Firenze laureandosi in Architettura nell’anno accademico 1939-40, una volta superato il triennio di applicazione.

L’attività professionale svolta nell’arco di mezzo secolo decollò alla conclusione del secondo conflitto mondiale. A Bologna, selezionando tra i numerosi incarichi, si ricordano di sua progettazione il santuario di Borgo San Pietro, il complesso dell’Autostazione in collaborazione con Luigi Riguzzi, la Facoltà di Scienze Economiche in collaborazione con Enea Trenti e l’Istituto Enrico Fermi; cui si aggiunse, tra il 1981 e il 1987, la ristrutturazione del mengoniano palazzo di residenza della Cassa di Risparmio in Bologna.

Parallelamente svolse un’intensa attività didattica, fino al 1980, dapprima presso l’Istituto Tecnico Industriale Aldini Valeriani quindi presso l’Accademia di Belle Arti dove ricoprì anche la carica di Presidente.

È stato aggregato all’Accademia Clementina di Bologna e all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma.

Le sue ricerche approdarono numerose alle stampe. Si ricordano il volumetto Ricordi d’Accademia (1989) e le pubblicazioni sull’architettura religiosa bolognese, dal volume sul complesso di Santo Stefano (1991) a quelli sulle chiese di San Francesco (1996), di San Petronio (1996), di San Pietro (1997) e di Santa Maria dei Servi (1998); infine lo studio Dall’antica perduta cattedrale al San Petronio: l’evoluzione dell’architettura sacra a Bologna (2002).

Concluse l’esistenza nel 2008.

Vignali e i restauri storici del complesso di Santo Stefano detto delle ‘Sette chiese’

Le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna conservano materiali iconografici unici, capaci di raccontare più di due secoli di trasformazioni del complesso di Santo Stefano, uno dei luoghi più antichi e venerati di Bologna.

Tra i materiali più significativi vi sono senza dubbio le stampe provenienti dal volume Cento vedute pittoresche della città di Bologna tratte dai quadri a olio dipinti dal vero da Antonio Basoli, pubblicato nel 1833. Raffrontando queste acquetinte con le fotografie degli interni, realizzate allo scadere del XIX secolo da Pietro Poppi, è possibile ricostruire la complessità del monumento, quando la sua origine tardo antica era ancora celata da altari, dipinti, paramenti e decorazioni barocche.

È nel fermento post-unitario, dominato dal desiderio di restituire ai principali monumenti cittadini l’aspetto che essi dovevano avere in epoca comunale, che l’attenzione di diverse istituzioni locali, tra cui la Regia Deputazione di Storia Patria presieduta dal conte archeologo Giovanni Gozzadini, si concentra sul complesso di Santo Stefano dando avvio, tra il 1876 e il 1894, alla prima grande campagna di restauri, condotta dall’ingegnere Raffaele Faccioli, che riguarderà principalmente la chiesa del Santo Sepolcro e quella dei Santi Vitale e Agricola, oltre al cortile di Pilato.

Le fotografie realizzate da Pietro Poppi tra il 1870 e i primi decenni del secolo successivo rendono evidente il progredire di una pratica di restauro che, smantellando e demolendo sistematicamente tutte le addizioni e le superfetazioni cinque-sei-settecentesche, non si esimeva anche dall’inventare ex novo, per analogia, desumendoli da modelli simili, elementi architettonici e decorativi precedentemente inesistenti.

A partire dagli inizi del XX secolo il complesso abbaziale è al centro di un rinnovato interesse conservativo che si concretizza nella seconda campagna di restauri, svoltasi tra il 1919 e il 1927, sotto la direzione di Edoardo Collamarini, affiancato da monsignor Giulio Belvederi. I restauri – o per meglio dire la “riprogettazione” – giunsero progressivamente a investire l’intero complesso abbaziale coinvolgendo la chiesa della Trinità, quella della Croce con sottostante la cripta e infine il chiostro benedettino.

Anche le ardite trasformazioni avvenute in seguito a questa campagna sono ricostruibili grazie al supporto iconografico di cui si dispone: dipinti, acquerelli, chine e fotografie eseguiti da artisti più o meno noti. A questi materiali si aggiungono ora le ventisette grandi tavole dell’architetto Luigi Vignali, recentemente entrate a fare parte delle Collezioni. Nate in seguito ad una campagna di studi pluridecennali condotti sulle Sette chiese per dimostrarne l’originaria similitudine col Santo Sepolcro realizzato a Gerusalemme, giungono a colmare una lacuna sull’aspetto attuale del santuario.

Informazioni sulla mostra

Luigi Vignali e Santo Stefano “qui dicitur Sancta Hjerusalem”
Iconografia del complesso delle ‘Sette chiese’

a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo
con la collaborazione di Benedetta Basevi e Mirko Nottoli

Sede
Casa Saraceni (via Farini, 15 – Bologna)

Periodo di apertura
Da venerdì 22 ottobre a domenica 12 dicembre 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
Festivi: 1 novembre e 8 dicembre ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Modalità di visita

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19
Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
La Certificazione verde, rilasciata dal Ministero della Salute, si può ottenere:
– dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi;
– dopo aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (viene emessa sia alla prima dose, sia al completamento del ciclo vaccinale);
– dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore.
Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://www.dgc.gov.it

È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su

“Invito a Palazzo” XX edizione, sabato 2 ottobre visite guidate con il curatore mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi”

Sabato 2 ottobre è partita la XX edizione di Invito a Palazzo, la manifestazione promossa dall’Abi – in collaborazione con l’Acri – che ogni anno, per un’intera giornata, mette in mostra opere d’arte e capolavori conservati nelle sedi storiche e moderne delle Banche e delle Fondazioni di origine bancaria. Fino al 9 ottobre l’esperienza continua in forma digitale con podcast, eventi live streaming, video e visite virtuali sui portali delle Banche, delle Fondazioni e della Banca d’Italia. Tutti i contributi digitali sono presenti sul sito della manifestazione (http://palazzi.abi.it) e su Muvir.eu (www.muvir.eu), il museo digitale delle banche in Italia.

La manifestazione ha il patrocinio della Commissione Italiana Nazionale per l’Unesco, del Ministero della Cultura e del Ministero del Turismo, e si inserisce nell’ambito degli interventi promossi dal settore bancario per valorizzare il patrimonio artistico nazionale a sostegno della cultura quale motore di sviluppo per il Paese.

Anche la nostra Fondazione, come ogni anno, partecipa alla manifestazione aprendo in via straordinaria sabato 2 ottobre dalle ore 10 alle ore 18 le sale espositive della sede di Palazzo Saraceni, ritenuto uno degli edifici più interessanti del Rinascimento a Bologna tra XV e XVI secolo.

In particolare, alle ore 11 e alle ore 17 (senza obbligo di prenotazione), i visitatori sono stati guidati da Angelo Mazza, Conservatore delle Raccolte d’Arte della Fondazione, alla scoperta della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi (prorogata fino al 17 ottobre 2021) che attraverso i dipinti delle Collezioni della Fondazione ripercorre il Settecento bolognese nella storia della pittura.

Quest’anno Invito a Palazzo festeggia venti anni di storia: un anniversario importante per un progetto di successo che nel tempo è divenuto un appuntamento imprescindibile. I visitatori possono accedere agli straordinari patrimoni artistici e architettonici, agli arredi e alle opere d’arte di ogni epoca, custoditi e tutelati dalle Banche operanti in Italia e dalle Fondazioni nelle proprie sedi con un semplice clic, navigando sui siti delle banche e delle fondazioni, sul sito della manifestazione, su quello del Muvir e sul sito della Banca d’Italia.

A questi contenuti si possono affiancare concerti, incontri con curatori e artisti, attività dedicate ai più piccoli. Laddove è possibile, con il rispetto delle misure di sicurezza e distanziamento, ci sono aperture dal vivo.

Invito a Palazzo 2021 si svolge da sabato 2 ottobre a sabato 9 ottobre.

L’elenco completo dei palazzi che partecipano all’iniziativa è disponibile sul sito http://palazzi.abi.it e sulla piattaforma www.muvir.eu

Invito a Palazzo è inoltre presente su Facebook, Instagram e Twitter.

Prorogata fino al 17 ottobre 2021 la mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Con la riapertura della sede di Casa Saraceni dopo la pausa estiva, è stata prorogata fino al 17 ottobre 2021 l’apertura della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

In seguito all’entrata in vigore del Decreto-Legge n. 105/2021, per accedere alla mostra di Casa Saraceni sarà obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19. La verifica della certificazione avviene all’ingresso delle sale espositive tramite esibizione del Green pass in formato digitale o cartaceo insieme a un documento di riconoscimento valido. A tutela della privacy i dati personali del titolare non vengono registrati ma soltanto letti, tramite l’App nazionale VerificaC19.

Restano confermati i giorni di apertura, da martedì a domenica, con ingresso libero, e tutte le misure di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza.

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di proroga
da martedì 24 agosto a domenica 17 ottobre 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Ingresso libero

Aperture straordinarie

  • sabato 2 ottobre 2021 in occasione della XX edizione di Invito a Palazzo – Arte e storia nelle banche e nelle fondazioni di origine bancaria con visite guidate alle ore 11 e ore 17 a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo
  • lunedì 4 ottobre 2021 ore 10-18

Modalità di visita

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19
Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate.
La Certificazione verde, rilasciata dal Ministero della Salute, si può ottenere:
– dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi;
– dopo aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (viene emessa sia alla prima dose, sia al completamento del ciclo vaccinale);
– dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore.
Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo https://www.dgc.gov.it

L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti

È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su

È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti

Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

Riapre la mostra “Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Carisbo”

Con la riclassificazione della Regione Emilia-Romagna in fascia gialla, la Fondazione Carisbo riapre al pubblico le sale espositive della sede di Casa Saraceni (via Farini 15, Bologna) a partire da martedì 4 maggio 2021, nel rispetto delle misure di sicurezza vigenti.

Restano confermati i giorni di apertura, da martedì a domenica, con ingresso libero. In particolare, sarà obbligatoria la prenotazione nelle giornate di sabato, domenica e festivi infrasettimanali (entro le 48 ore precedenti la visita), telefonando allo 051 2754477 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 15-18) oppure scrivendo all’indirizzo carolina.crovarapescia@fondazionecarisbo.it. Gli stessi recapiti valgono anche per la cancellazione della prenotazione.

La Fondazione provvederà alla conferma della prenotazione tramite e-mail, da presentare all’ingresso in mostra, con indicato il giorno e l’orario di visita.

Rimangono confermate tutte le misure di sicurezza legate all’emergenza Covid-19, già adottate in precedenza.

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno nella sede della Fondazione Carisbo, che vide protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese.

Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo.
Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.

Informazioni sulla mostra

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi.
Il Settecento bolognese nelle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

a cura di Angelo Mazza

Sede
Casa Saraceni
via Farini, 15 – Bologna

Periodo di apertura
da martedì 4 maggio a venerdì 30 luglio 2021

Orari di apertura
martedì-venerdì ore 15-18
sabato, domenica ore 10-18
lunedì chiuso

Prenotazione obbligatoria
entro le 48 ore precedenti la visita: 051 2754477 (lunedì, mercoledì e venerdì ore 15-18); carolina.crovarapescia@fondazionecarisbo.it
sabato, domenica e festivi

Ingresso libero

Apertura straordinaria
2 giugno
ore 10-18

Modalità di visita

  • È obbligatorio firmare il modulo di autocertificazione prima dell’ingresso
  • L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti
  • È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su
  • È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti
  • Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante